Il Monaco Grand Prix Historique, giunto alla sua 13.ma edizione, ancora una volta non ha tradito le aspettative premiando gli appassionati accorsi sugli spalti, oltre che con la presenza di un concentrato di gioielli a quattro ruote che altrimenti è impossibile ammirare tutti in una vola, con uno spettacolo da cardiopalmo.

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Perché in questa occasione i gentleman driver, per lo meno i primi del gruppo oltre che diversi professionisti del volante, non vengono qui semplicemente per fare bella mostra e portare a spasso il proprio gioiellino da museo, ma per correre davvero, in molti casi con il coltello tra i denti. Come abbiamo potuto constatare in tutte le sei gare in programma. Con le difficoltà di un tracciato che, oltre a non consentire di tirare il fiato quindi mettendo a dura prova anche il fisico, non lascia spazio al minimo errore, che può essere pagato a caro prezzo, anche monetariamente, con disastrosi crash. Che anche quest’anno non sono mancati, fortunatamente in modo meno cruento di quanto visto in edizioni passate, ma sempre tali da ferire il cuore. 

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Di uno di questi, peraltro non in gara ma durante alcuni giri di esibizione insieme a Jacky Ickx, è rimasto vittima anche l’attuale pilota Ferrari e capoclassifica iridata F. 1 Charles Leclerc che, pare per un problema ai freni, ha stampato il posteriore della mitica Ferrari 312T ex Niki Lauda sulle barriere all’esterno della Rascasse.

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Sfortunate disavventure a parte, torniamo a quello che indubbiamente rappresenta il gotha degli eventi dedicati alle monoposto storiche che hanno rappresentato il top dell’automobilismo sportivo di quasi un secolo, dato che la vettura più datata era la Bugatti 37A del 1927 portata in gara da Maurizio Piantelli. Infatti questo evento, ideato nel 1997 in occasione della commemorazione dei 700 anni della dinastia dei Principi di Monaco, che a differenza del GP di F. 1 si disputa ogni due anni, ammette vetture costruite fino al 1984. Per questa edizione il Comitato organizzativo e la sezione auto storiche dell’Automobile Club di Monaco hanno pensato ad una suddivisione dei periodi in sette categorie di monoposto, più una dedicata alle Sport che disputarono solo l’edizione 1952 del GP nel Principato, indicate da lettere abbinate al nome di un pilota che ha contrassegnato l’epoca in questione.

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Per ripercorrere al meglio questi tre giorni abbiamo pensato di selezionare una gallery fotografica fornita da Massimo Campi, che potete ammirare nella apposita sezione “Gallery” del sito.

Intanto, per la cronaca, vediamo chi si è imposto nelle varie categorie. Scattato dalla pole position, l’americano Mark Gillies ha dominato la gara delle vetture più anziane, le Anteguerra, con la sua ERA del 1934, precedendo la Maserati A6CM del 1936 dello svizzero Anthony Sinopoli e un altro statunitense Blakeney-Edward Potrick su Frazer-Nash del 1935. Anche tra le monoposto pre-61 a motore anteriore c’è stato un monopolio, di Claudia Hurtgen, che nei due giorni ha messo il muso della sua Ferrari Dino 246 davanti a tutti, seguita dalla Tec-Mec di  Tony Wood e dalla Lotus 16 di Joaquin Folch-Rusinol.

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Al termine di un serrato duello con Mark Shaw, che dopo aver preso la testa della gara ha stampato la sua Lotus Climax sulle barriere della San Devote, Joe Colasacco ha portato alla vittoria la Ferrari 1512 con il sottofondo musicale del piccolo 12 cilindri di 1,5 made in Maranello, davanti a Christopher Drake (Cooper) e Andrew Beaumont (Lotus), con il nostro Federico Buratti (Lotus 24) nono. Federic Wakelman si è imposto con la sua Cooper-Jaguar T38 nella gara delle vetture Sport dedicata a Marzotto.

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Con la categoria D, con monoposto costruite dal 1966 e spinte da motori 3.0 litri, si può dire che entriamo nella Formula 1 moderna. In questa categoria, tra le più ammirate con la presenza delle Ferrari 312B2 e 312B3 “Spazzaneve”, vittoria di Stuart Hall (McLaren M19A) davanti a Michael Lyons (Surtees TS9) e Jordan Gregor con la Matra MS120, spinta da quel 12 cilindri che rimane il più “musicale” della storia della F. 1. Hall Stuart (McLaren M23) si è imposto nella gara per le vetture comprese tra il 1973 e 1976, precedendo un combattivo Marco Werner (Lotus 76) e Michael Lyons (McLaren M26). In gara anche Roberto Moreno, 5° con la Lola T70, ed Emanuele Pirro che ha invece dovuto alzare quasi subito bandiera bianca per noie tecniche alla sua Shadow DN1.

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Michael Lyons si è rifatto nella gara riservata alle monoposto senza effetto suolo costruite tra il 1977 ed il 1980, portando la sua Hesketh 308E sul gradino più alto del podio, davanti a Micheal Cantillon (Tyrrell 10) e Lee Mowle (Lotus 78). Dominio Lotus nella categoria più performante, riservata alle vetture “Ala”, dove le nere monoposto progettate dal geniale Colin Chapman avevano segnato la svolta della Formula 1 con l’effetto suolo. Marco Werner, con la 87B, ha avuto la meglio su Micheal Lyons (Lotus 92) e Nick Padmore al volante della controversa 88B, a suo tempo giudicata non regolamentare perchè dotata di doppio telaio per sfruttare al massimo il famoso effetto Venturi.

(Foto di Massimo Campi)

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