Oggi ci eravamo riproposti di goderci, per quanto possibile, questa giornata pasquale senza “pause” lavorative. Invece, a rendere ancora più triste questa anomala Pasqua che stiamo vivendo, ci è piombata addosso la notizia della scomparsa, a 90 anni, di Sir. Stirling Moss.
Il cosiddetto “Re senza corona”, perché pur rientrando indiscutibilmente tra i più grandi piloti della storia del motorsport, per le cifre ma soprattutto per quanto fatto realmente in pista e su strada, non ha mai potuto fregiarsi del titolo iridato di F. 1. Le statistiche dicono infatti che nel dopoguerra vinse 212 delle 529 corse che disputò in ogni categoria, comprese le gare su strada che in quegli anni andavano per la maggiore, come Targa Florio, Mille Miglia e Tourist Trophy. Per quanto riguarda la F. 1, ancora oggi rimane il pilota che ha vinto più gran Premi, 16 così come le pole position, senza avere conquistato il titolo di Campione del Mondo. Basti pensare che nel 1958 si aggiudicò quattro dei dieci gran premi in calendario, ma in altre cinque occasioni restò a bocca asciutta perché costretto al ritiro da guasti meccanici (quattro rotture di motore e una del cambio) così nella rincorsa al titolo fu beffato da Mike Hawthorn che di gare ne aveva vinta una sola. E in altre tre occasioni si dovette accontentare del titolo di vice: 1955, 1956 e 1957. Ma è pur vero che se in queste occasioni la “Dea bendata” si girò dall’altra parte è altrettanto vero che in paio di occasioni ebbe un occhio di riguardo per il pilota inglese. Nel 1960 Moss fu vittima di un grave incidente a Spa, dove si fratturò entrambe le gambe ma in un periodo in cui bastava molto meno per trovare la morte tutto sommato gli andò bene. Ma soprattutto l’amica “Dea” gli diede una bella mano il 24 aprile del 1962, quando a Goodwood rimase vittima di un grave incidente sbattendo violentemente con la sua Lotus contro un terrapieno: i soccorritori ci misero oltre mezz’ora per estrarlo dai rottami della sua monoposto e le sue condizioni furono subito giudicate gravi. Dopo un mese di coma, il campione inglese cominciò una lenta ripresa che dopo un anno gli consentì di tornare al volante di una monoposto. Ma il messaggio era arrivato chiaro, e Moss disse basta con le corse. Insomma, come si suol dire il destino ha pareggiato i conti. Infatti, per dirla tutta, a complicare le cose al campionissimo inglese in quegli anni c’era anche un certo Juan Manuel Fangio, suo compagno di squadra in Mercedes che, ad esempio, nel 1955 conquistò la corona iridata. Proprio quell’anno, però, Moss si prese una bella rivincita sull’argentino, battendolo di ben 32 minuti alla Mille Miglia. Quell’anno l’inglese era davvero scatenato, tanto che al volante della Mercedes 300 SLR, affiancato dal giornalista Denis Jenkinson, vinse la “Freccia Rossa” alla incredibile media di 157,650 km/h! E a conferma della sua classe cristallina basti dire che ancora in tempi recenti il campione inglese ci dava dentro al volante quando partecipava ad eventi con le autostoriche. Lo sanno bene gli appassionati presenti cinque anni fa a Monza per il Gran Premio d’Italia. Nell’occasione la Mercedes, per festeggiare il sessantesimo anniversario della vittoria di Moss alla Mille Miglia, ottenne di far riaprire anche l’anello di Alta Velocità per riproporre la configurazione dell’epoca dell’Autodromo di Monza facendo girare fianco a fianco l’attuale campionissimo della Stella, Lewis Hamilton con la W196 ex Moss, e Sir Stirling sulla 300 SLR, che ci diede dentro alla grande stupendo lo stesso Hamilton. A porre fine a quella scorribanda non fu la bandiera a scacchi ma la moglie di Moss, Susie, che si lanciò in mezzo alla pista agitando le braccia per decretare lo stop. La stessa Susie ha dato il triste annuncio della scomparsa del marito al fianco del quale è stata fino all’ultimo.