Il 14 giugno 1970 Porsche conquistava la sua prima vittoria alla 24 Ore di Le Mans, aprendo la strada alle 19 assolute conquistate dalla Casa si Stoccarda nella maratona francese. Per onorare questo successo, oggi e domani la 917 KH di Herrmann-Attwood nella inconfondibile livrea rossa e bianca sarà esposta presso il Museo Porsche di Zuffenhausen.
Peraltro fu una vittoria quasi rocambolesca, conquistata da Hans Hermann e Richard Attwood al volante della 917 KH del team satellite Salzburg. Una vettura che diventò protagonista anche sul grande schermo, dove la classica livrea rossa e bianca si fece notare nelle riprese del celebre film “La 24 Ore di Le Mans”. Una vittoria che, come ricordano i vincitori, mandò l’entusiasmo alle stelle a Zuffenhausen, tanto che al rientro fu organizzata una grande festa con tanto di parata nelle vie principali della cittadina.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo come maturò quella vittoria. Scontenta per gli scarsi risultati ottenuti nel 1969, e stimolata dalla Ferrari che mise in campo uno squadrone delle nuove 512S, Porsche concluse un accordo con John Wyer e la Scuderia Gulf per gestire il team ufficiale e occuparsi dello sviluppo della 917 che continuava a palesare problemi di stabilità. Durante una sessione di prove a Zeltweg un tecnico del team di Wyer ebbe l’idea di modificare, con fogli di alluminio, la coda accorciandola. La modificà diede buoni risultati e nacque così la versione 917 K, dove K stava per Kurzheck, codacorta. Ma nel frattempo altri due team satelliti, ma con il supporto della Casa, stavano preparando accuratamente la gara di Le Mans: il Salzburg e il Martini Racing. Tanto che furono ben sette le 917 schierate al via della gara francese, alcune coda lunga (LH Langheck) e altre coda corta, alcune, tra cui la vettura vincitrice, ancora con il vecchio 12 cilindri di 4.500 cc invece che quello nuovo da 4.900 cc a disposizione delle tre vetture ufficiali. Tuttavia, temendo possibili rotture, ai piloti era stato imposto di spingere i motori fino a un regime massimo di 8.200 giri/min invece dei potenziali 9.000. Nonostante questo fu un’ecatombe, con solo due Porsche al traguardo, così come molte altre delle vetture rivali furono costrette ad alzare bandiera bianca per guasti meccanici o incidenti.
Anche perché la corsa si disputò in condizioni climatiche avverse, con continui scrosci di pioggia. Al proposito Hans Hermann ricorda: “Fu una corsa fortemente condizionata dalla pioggia, perciò un ruolo determinante lo giocò il team azzeccando i cambi gomme mentre io e Richard riuscimmo ad adattarci bene ai continui cambi delle situazioni”. “Fu una vittoria inaspettata – conferma Attwood - , perché la nostra macchina non aveva il migliore assetto velocistico, ma semplicemente io, Hans e la squadra, fummo un dream team”.