Il Gran Premio di Abu Dhabi chiude una stagione anomala, iniziata in ritardo per la pandemia e quindi concentrata in meno di sei mesi con diversi doppi round, corsi sullo stesso tracciato a distanza di una sola settimana tra una gara e l’altra, e con l’ingresso di piste nuove, come il Mugello, o il rientro di piste storiche come Imola.

Il tracciato di Yas Marina presenta un’ampia varietà di curve, dalla stretta chicane a curve veloci in sequenza e un lungo rettifilo, e un asfalto molto liscio. Perciò sarà importante trovare il giusto compromesso nella messa a punto delle vetture. In questo le squadre saranno agevolate dal fatto di disporre di numerosi dati raccolti sia nelle gare sia nei test precedentemente svolti su questa pista. Test post-season che si svolgeranno martedì 15, con piloti che hanno disputato meno di due GP ma anche qualche eccezione di rilievo (Fernando Alonso), mentre nella FP 2 saranno testati gli pneumatici Pirelli per la prossima stagione. Per questo gran premio la Casa milanese ha portato le tre mescole più morbide nella propria gamma. Tra le variabili che le squadre dovranno tenere in considerazione, il fatto che la gara partirà alle 17 locali, mentre le qualifiche saranno di giorno, e le temperature dell’asfalto si abbasseranno rapidamente nel corso della serata. Inoltre non si svolgeranno gare di contorno, quindi l’asfalto sarà poco gommato.

A livello sportivo, a tenere banco l’interrogativo sul pilota che porterà in gara la “prima” Mercedes: il pilota titolare Lewis Hamilton che pare si sia ormai rimesso in forma ma dovrà superare le rigide norme richieste per poter accedere negli Emirati Arabi, oppure la nuova stella George Russell che, dopo il patatrac successo a Sakhir, meriterebbe di avere un’altra chance con la W11. Dal canto suo Verstappen cercherà in ogni modo di soffiare la piazza d’onore ad un Bottas atteso al riscatto dopo la “batosta” rimediata in Bahrain. Lotta anche tra le squadre di centro gruppo, Racing Point, McLaren e Renault nell’ordine attuale (rispettivamente a 194 punti, 184 e 172), per conquistare la terza piazza che vale soldoni.

Il Yas Marina Circuit è invece tra i circuiti più impegnativi per i freni. La prima metà della pista, fino alla curva 12, è molto veloce, con due rettilinei in cui viene utilizzato il DRS, mentre nel tratto successivo le curve secche si intensificano, con evidente riduzione delle velocità massime. Ciò ostacola lo smaltimento termico nella seconda parte del tracciato, specie per la parte di gara disputata con la luce solare. Per supplire a queste problematiche, Brembo ha portato avanti una grande evoluzione dei suoi sistemi frenanti: il numero dei fori di ventilazione dei dischi è quasi quintuplicato, sfiorando nelle versioni Very High Cooling per l’anteriore le 1.500 unità per disco grazie alla disposizione su 7 file, mentre nella High Cooling sono realizzati su 6 file e nella Medium Cooling su 5 file. L’incremento della superficie in carbonio del disco esposta alla ventilazione garantisce una maggiore dispersione del calore, riducendo la temperatura di esercizio, che in un impianto frenante di F.1 può superare anche il migliaio di gradi.

Pur essendoci 21 curve, i piloti utilizzano i freni 11 volte al giro, per un totale di 18,6 secondi al giro. La decelerazione media sul giro al Yas Marina Circuit è di 3,8 g, ma considerando solo le prime 5 frenate , cioè le prime 11 curve della pista, la media supera i 4,7 g, valore mai avvicinato nelle curve restanti in cui si toccano i 4-4,1 g. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di oltre 54 tonnellate. Preceduta da un rettilineo di quasi 1,2 km, la frenata più dura è quella alla curva 8: le monoposto vi arrivano a 344 km/h e rallentano per 2,52 secondi fino a scendere a 84 km/h. Ci riescono in 125 metri, con i piloti chiamati ad esercitare ad un carico sul pedale del freno di 186 kg, subendo una decelerazione di 5,6 g.

20201210 1 news 01

20201210 1 news 02

20201210 1 news 03

20201210 1 news 04

20201210 1 news 05

20201210 1 news 06