È tempo di red carpet e prime donne che sono passate sotto i riflettori del Lido di Venezia alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, ma è indubbio che nel cinema sono state molte anche le star a quattro ruote che negli anni hanno fatto la loro comparsa in almeno un film ritagliandosi una parte di notorietà fino a diventare vere e proprie icone.
Pensando all’abbinamento tra auto e cinema, il primo pensiero non può che correre all’Aston Martin DB5 di James Bond, il gioiello della spia più famosa di tutti i tempi, prodotto dal 1963 al 1965 dall’Aston Martin in collaborazione con la Carrozzeria Touring Superleggera.
Così come un altro caposaldo come la DeLorean DMC-12 di Ritorno al Futuro, la sportiva made in USA con carrozzeria in acciaio non verniciata e con portiere ad “ali di gabbiano”
E che dire di altri due successi planetari come il “Duetto” de Il Laureato (1967) e della Mercedes R/C 107 di American Gigolò? La prima, al secolo Alfa Romeo Spider, è tra le più amate vetture classiche italiane ed è semplice da gestire e mantenere grazie anche a pezzi di ricambio facilmente reperibili. Anche la Stella di Stoccarda, con la sua inossidabile qualità teutonica, non passa mai di moda, sia come roadster sia in versione Coupé. Sono entrambi degli “evergreen” ricercati tutto l’anno con punte nel periodo estivo per quanto riguarda le versioni aperte.
Il Maggiolino è un altro esempio lampante a proposito di ruote cinematografiche: quale altro Maggiolino se non quello “tutto matto” che aveva vita propria nel film di Robert Stevenson del 1969? Tra le auto più diffuse al mondo, la Volkswagen Typ 1 ancora oggi continua a essere un best seller che va a ruba in ogni versione, specie d’estate e a ogni angolo del globo.
Altra classica che non smetterà mai di fare breccia nei cuori degli automobilisti di tutto il mondo è la Mini, in tutte le varianti in cui è stata commercializzata dalle varie case automobilistiche dal lancio nel 1959 fino agli anni Duemila. Un titolo su tutti: The Italian Job, con il mitico inseguimento delle piccole inglesi lanciate come schegge nel centro di Torino e la polizia italiana, si fa per dire, alle calcagna (1969).
Tornando a produzioni di casa nostra, una rassegna di auto rese intramontabili dalla settima arte non può che avere inizio con la mitica Lancia Aurelia B24, Convertibile o Spider a seconda della versione che si preferisce. Capolavoro di Pinin Farina, è universalmente considerata una delle auto più belle degli anni Cinquanta. Ed è esaltata dalla maestria di Dino Risi nell’indimenticabile ritratto tragicomico dell’Italia del boom economico che è Il Sorpasso (1962). Oggi le Aurelia B24 sono rare e molto ricercate dai collezionisti.
Non è certamente da meno la protagonista di un film d’oltralpe, La Piscine, come tributo ad Alain Delon, scomparso il 18 agosto. Nel lungometraggio che ha dettato i canoni estetici dell’epoca con due giganti come l’attore francese e Romi Schneider nei panni dei protagonisti, completa il tripudio di bellezza e di charme una Maserati Ghibli prima serie, irresistibile nel suo cangiante color ruggine. Il modello nella foto risale allo stesso anno del film, che porta la firma di Jacques Deray alla regia: il 1969.
In tema di grandi classici cinematografici, altri due capisaldi della filmografia italiana passati alla storia sono Ladri di Biciclette (1948) di Vittorio De Sica e Viaggio in Italia (1953) di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman. In entrambi si vede l’Alfa Romeo 1900, la prima Alfa a scocca portante nonché la prima auto prodotta, dal 1950 al 1959, in una catena di montaggio dal marchio milanese.
Meno pregiata ma non meno carica di contenuti tecnici e, non ultimo, di simpatia, è poi l’Autobianchi Bianchina che il ragionier Fantozzi possedeva in versione 4 posti. Impossibile non menzionarla in ambito di cinema tricolore. Il modello della foto è particolarmente attraente: si tratta di una Special del 1966 con livrea bicolore.
Continuando sul filone comico, ha assunto il ruolo di emblema della media borghesia italiana la Fiat 125 Berlina, nata nel 1967, su cui viaggiavano i quattro compari di Amici Miei di Mario Monicelli (1975).
Un capitolo a parte meritano poi le auto celebrate da un mostro sacro della risata come Carlo Verdone: c’è l’Alfasud in arrivo dalla Germania di Pasquale Ametrano, assoluta ma sventurata protagonista in Bianco Rosso e Verdone, e c’è la Fiat Dino Spider di Un Sacco Bello, solo per citare due tra le presenze più iconiche.
C’è stata poi in tempi più recenti, fra i film del regista romano, la mitica Citroën Mehari di Benedetta Follia (2018). La Mehari, grazie alla sua indistruttibile struttura e alla sua robustezza, è anche gettonatissima da sempre come perfetta “spiaggina” ed un altro dei modelli molto richiesto. Le sue quotazioni partono da 15mila euro per esemplari in buono stato, pronti da usare, e possono raggiungere i 25mila euro nei casi di vetture 4 posti restaurate di fresco o con carrozzeria in fibra di vetro.
Ancora più indietro nel tempo, troviamo la Fiat 600 Multipla in molti lungometraggi degli anni Cinquanta e Sessanta, tra i quali Totò, Peppino e la Malafemmena e Il Medico della Mutua con Alberto Sordi.
L’Alfa Romeo Giulietta Spider 1300 spicca tra le auto che compaiono nel film cult per antonomasia dell’Italian Style nel mondo, La Dolce Vita di Federico Fellini (1960). Nelle mani di un seduttore come Marcello Mastroianni la bellezza della “Fidanzata d’Italia”, come fu soprannominata la vettura quando uscì, nel 1955, è esaltata all’ennesima potenza.
Altra protagonista de La Dolce Vita, la Triumph TR3 è un modello sempre in auge: una piccola spider che conquista con il suo fascino e sprizza simpatia da tutti i pori. Godibilissima d’estate, è facile da mantenere e da guidare grazie alla sua agilità. Infatti, è anche una delle porte d’accesso privilegiate al mondo delle auto d’epoca per i neofiti.
Conosciuta con il nome Balilla, la Fiat 508 appare in consistente quantità numerica in Amarcord (1973), altro celeberrimo capolavoro di Federico Fellini. Del resto, a partire dal 1932, quando fu lanciato, il modello ha permesso la prima motorizzazione di massa del Paese grazie alla sua enorme diffusione. Tanto da arrivare anche in America, tra i fotogrammi de Il Padrino di Martin Scorsese (1972).
La Fiat 500 è uno dei simboli più amati dell’Italia delle quattro ruote. La piccola torinese, prodotta tra il 1957 e il 1975, è stata arruolata in innumerevoli film, tanto che è praticamente impossibile ricordare la moltitudine di pellicole in cui recita più o meno a soggetto. Tra gli ultimi successi, il cartone animato Lupin III. The First e una miriade di serie Tv fra le quali, una su tutte, l’amatissima Don Matteo.
La Fiat 850 Spider è un gioiellino di design opera di Giorgetto Giugiaro che appare, dopo il lancio nel 1965, in molte pellicole, tra le quali L’automobile. La protagonista era Anna Magnani che, nel 1971, sfoggiava orgogliosa la sua scintillante Fiat 850 Spider gialla per le strade di Roma come simbolo di emancipazione e indipendenza femminili. Tra gli altri titoli che celebrano il modello, tutti del 1966, vanno citati Le Fate, con Monica Vitti, Signore e Signori di Pietro Germi e Scusi, lei è favorevole o contrario? con la firma di Alberto Sordi alla regia.
Con il suo 4 cilindri a V stretto di 1090cc, la Lancia Appia, nata nel 1953, compare, fra gli altri, ne I Soliti Ignoti di Mario Monicelli (1958). La seconda serie è quotata al momento fra 8 e 12mila euro, la prima serie tra 12 e 16mila, la terza fra 5 e 8mila.
La Lancia Flaminia è un’autentica ammiraglia Lancia dalla bellezza senza tempo, celebrata anche da un maestro dell’estetica come Michelangelo Antonioni in La Notte. Vera icona del lusso anni Cinquanta e Sessanta, era disponibile in versione berlina, coupé e cabriolet.
Quentin Tarantino ha scelto la supercar De Tomaso Mangusta realizzata dall’imprenditore e pilota argentino Alejandro De Tomaso per il suo Kill Bill vol. II. Era il 2004, la produzione di questo gioiello di inizio anni Settanta (circa400 le auto costruite) era cessata da un pezzo ma, a quanto pare, la sua capacità di sprigionare fascino no.
Le Citroen DS in circolazione non spiccano il volo come quella di Fantomas, il malvagio bandito francese senza volto degli anni Settanta, ma volano di certo in fatto di richieste da parte degli appassionati, tutto l’anno e a ritmo sostenuto, senza stagionalità. La DS, soprannominata “Dea” ma anche “Squalo” per la sua forma vista di profilo, è un pilastro del settore, una delle regine delle auto storiche per eccellenza.
Quanto alle classiche del Cavallino Rampante, tra le tante apparizioni, comprese quelle dei “cinepanettoni” italiani, due sono gli esempi più eclatanti sebbene non cinematografici ma appartenenti alle serie Tv, ovvero la Ferrari 308 GTS di Magnum PI e la Dino 246 GT rossa di Tony Curtis in Attenti a quei due (The Persuaders) degli anni Settanta.
E le americane? Difficile trovare un film made in USA senza almeno una Ford Mustang, fra le quali la più famosa è senza dubbio la GT390 Fastback scatenata nello spericolato inseguimento di una Dodge in Bullit, pellicola cult con Steve McQueen del 1968.
Della stessa Casa è anche la Thunderbird di Thelma e Louise (1991). Sono davvero tante le serie che si sono succedute della 2 posti uscita nel 1954, equipaggiata con motore V8 4.800. Rimasta in produzione fino al 2005, è stata sempre molto amata anche in Europa.
Parlando di protagoniste femminili, impossibile non omaggiare una delle attrici emerse proprio negli anni Ottanta, Julia Roberts: Pretty Woman, del 1990, metteva in rilievo la sua bellezza e insieme la potenza della Lotus Esprit guidata nella commedia da Richard Gere.
Informazioni e immagini a cura di Car & Classic.