di Vincenzo Bajardi
Mancano 13 anni al divieto di vendita per le Case automobilistiche di nuove auto e furgoni a motori termici (benzina, diesel, Gpl anche ibridi, deciso dal Parlamento Europeo, con 339 voti a favore, 249 contrari e 24 astensioni. Segno evidente che gli ostacoli non sono mancati a Strasburgo.
Una scadenza prematura la definisce Acea, l'associazione europea dei produttori di auto. L'obiettivo rientra fra i 14 provvedimenti inseriti dalla Commissione europea nel pacchetto "Fit for 55" che tende a ridurre del 55% le emissioni entro il 2030 ed arrivare al net zero entro il 2050. Un provvedimento che rischia di costare centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Va ricordato che è stato approvato l'emendamento salva Ferrari che proroga fino al 2036 la possibilità di avere deroghe sulle emissioni di C02 per i piccoli brand di auto e per i furgoni. Per Oliver Zipse, Ceo di Bmw, "la nostra industria spinge per l'auto elettrica, con nuovi modelli in arrivo". Ma molti nostri governanti sposano l'ecologia e l'auto elettrica non tenendo conto che il problema inquinamento non sarà risolto ed i cittadini europei finiranno per essere penalizzati da costi economici consistenti. L'auto con la spina ha un prezzo elevato, estenuanti tempi di ricarica, autonomia limitata e, dulcis in fundo, una rete di stazioni di ricarica insufficiente.
Molti brand hanno inventato l'ibrido plug-in con l'etichetta di auto pulita. Renault, entro il 2030, in Europa offrirà solo modelli a batteria: "Abbiamo l'obbligo di partecipare alla transizione verso un'Europa a emissioni zero", ha sottolineato il Ceo Luca de Meo, di fresca nomina di Cavaliere del Lavoro voluta dal presidente italiano Mattarella. Audi sta pagando un prezzo altissimo per la carenza di conduttori e per il Covid per essere in linea col nuovo corso della mobilità sostenibile. Ma la Q4 E- Tron Sportback è il quinto modello elettrico.
L'abbandono dei motori a scoppio piace al Nord Europa, a cominciare dalla Norvegia. Francia e Germania dicono che la data è troppo lontana. I costruttori hanno stanziano fior di miliardi per creare nuovi modelli elettrici. Toyota ha annunciato 30 novità elettriche entro il 2030, evidenziando però che "se l'energia che alimenta le auto non è pulita l'impiego di una vettura con la spina non porta a zero emissioni di C02". Il numero uno di Stellantis, Tavares, si è soffermato sui costi delle imprese con ricadute occupazionali: "60 mila posti di lavoro sono a rischio in Italia e mezzo milione in Europa". Il Center for Automotive Research lancia l'allarme sulle elettriche "perchè occorre un elevato numero di componenti elettronici".
Tirando le somme si può dire che la rivoluzione elettrica andrebbe a genio ad un bookmaker. Il ruolo da protagonista nella produzione di vetture elettriche è Tesla, in particolare con Model 3 e Model Y. A gonfie vele la Giga Factory di Shangai, poi Volkswagen, Mercedes (con il marchio EQ ha creato un sistema di prodotti, servizi, tecnologie e innovazioni: EQ significa mobilità elettrica intelligente e ancora Eqe), Fiat, Gruppo PSA, BYD, Hyundai/Kia, GM, Ford, Nissan, Honda, Volvo con C40 Pure Electric, Subaru Solterra il primo Suv con la spina, Cupra Urban Rebel, Ineos Granadier, Polestar 2 BST Edition in 270 esemplari ed altri brand ancora come Porsche Taycan.
Nel 2025 debutterà la Ferrari elettrica (per ora non si hanno informazioni su tecnologia, autonomia e tempi di
ricarica). Nel 2028 arriverà la prima Lamborghini elettrica. Più che un flirt è un cortocircuito quello dell'auto con la spina. Vedremo. Il lungo conto alla rovescia è già iniziato.