La 6 Ore di Spa, secondo round del WEC, ha offerto una sceneggiatura degna del miglior thriller, con numerosi incidenti, fortunatamente senza conseguenze per i piloti, e temporali che hanno contribuito a determinare ben tre bandiere rosse e rendere la gara incerta fino agli ultimi chilometri.
Alla fine il secondo round del Mondiale Endurance (WEC) è andato alla Toyota GR010 Hybrid #7 condotta dall’equipaggio Mike Conway-Kamui Kobayashi-Jose Maria Lopez, che ha preceduto la Alpine A480 di André Negrao-Nicolas Lapierre-Matthieu Vaxiviere, mentre il terzo gradino del podio è addirittura andato ad un prototipo di classe LMP2, l’Oreca-Gibson #31 del team Wrt pilotata da Gelael-Frijns-Rast. Da segnalare che l’altra Toyota, la #8 che era al comando con Buemi, era stata costretta al ritiro dopo 29 giri per un problema tecnico.
D’altronde le sorprese erano iniziate fin dalla vigilia, con la pole position conquistata dalla Hypercar Glickenhaus 007 LMH #708 di Romain Dumas-Olivier Pla-Pipo Derani, che poi ha chiuso la gara solo in nona posizione assoluta. Un piazzamento che lascia un po’ l’amaro in bocca, dovuto ad u calo di prestazione e ad una errata scelta di pneumatici nel finale.
Durante alcune fasi di una gara così pazza c’era stata addirittura l’illusione di una vittoria assoluta, ma poi l’asciugarsi della pista aveva riportato una certa normalità, consentendo comunque alla Oreca 07-Gibson #31 di Rast-Frijns-Gelael di agguantare il terzo gradino del podio assoluto vincendo, ovviamente, la categoria LMP2 davanti alla “sorellina” #41 del team WRT condotta da Andrade-Habsburg-Nato, protagonista di una bella risalita nelle battute finali. Il podio della categoria cadetta è stato completato dalla Jota #38 di Stevens-Gonzalez-Da Costa, anch’essa autrice di una rimontona dopo diversi problemi iniziali che l'avevano fatta scivolare indietro, oltre ad un paio di errori che avrebbero potuto avere epiloghi disastrosi. Buon settimo posto per l’equipaggio della Prema Orlen #9, Delétraz-Colombo-Kubica, seguiti dal pluriiridato rally Sebastien Ogier, insieme a Wadoux e Milesi sulla vettura #1 del Richard Mille Racing.
Tra i top ten di categoria, con il nono posto, il prototipo la #83 di AF Corse che ottiene la seconda affermazione nella categoria Pro/Am con gli ottimi Rovera-Nielsen-Perrodo.
Battaglia senza esclusione di colpi nelle categorie LMGTE. Alla prima curva, La Source, sono subito “scintille” con la Porsche 911 Rsr-19 #91 di Gianmaria Bruni (Lmgte Pro), che scattava dalla pole di classe, superata dalla vettura “gemella” #92 guidata da Kevin Estre. Quest’ultimo tardava la frenata e superava il collega, ma nel contatto “ravvicinato” tre le due auto di Stoccarda Bruni subiva la foratura della gomma posteriore sinistra ed era costretto all’immediato pit-stop, perdendo posizioni poi risultate determinanti nel corso della gara.
Nella stessa fase iniziale, in classe Lmgte Am, la Ferrari 488 Gte Evo #85 (Iron Dames) con Christina Nielsen al volante finiva fuori pista, restando bloccata nella ghiaia. L’“imbuto” de La Source, di recente modificato nella via di fuga con il ritorno della ghiaia come in molte altre porzioni del tracciato, si è confermato uno dei tratti più complicati della storica pista belga, soprattutto al via.
Grazie alla pioggia la Ferrari 488 Evo ha ribaltato le previsioni della vigilia che la “relegavano” in condizioni di inferiorità sull’asciutto, causa un Balance of Performance poco favorevole per le GT di Maranello, portandosi in testa con la vettura #51 di AF Corse pilotata dall’equipaggio campione in carica Pierguidi-Calado. Quest’ultimo, al volante nelle battute finali con la pista che va asciugandosi, deve difendersi con “mestiere” dagli attacchi serrati della Porsche 911 Rsr-19 #92 pilotata in quel frangente da Christensen. I due danno spettacolo, con la macchina tedesca che prova in tutti i modi a passare la GT del Cavallino, ma alla fine sarà seconda per soli 523 millesimi. A completare il podio l’altra Ferrari 488 Evo #52, guidata da Antonio Fuoco e Miguel Molina.
Giornata decisamente deludente per la Corvette C8.R #64 del team Pratt & Miller affidato a Milner-Tandy, quarta ma molto lontana dai primi tre. La GT americana non è mai riuscita ad inserirsi nella lotta per le posizioni di vertice, precedendo alla fine solo la Porsche #91 di Bruni-Lietz condizionata dalla foratura per il contatto iniziale.
Non meno combattuta la gara della categoria LMGTE Am, che dopo continui avvicendamenti al vertice ha visto prevalere la Porsche #77 di Dempsey-Proton Racing con il trio Tincknell-Priaulx-Ried, che ha avuto la meglio sulle Aston Martin. Dopo varie disavventure nelle concitate fasi di gara che le avevano fatte scivolare nelle posizioni di rincalzo, le Vantage sono riuscite a risalire fino ad occupare la piazza d’onore con la #33 di TF Sport pilotata da Sorensen-Keating-Chaves e il terzo gradino del podio con la #98 di Thiim-Pittard-Dalla Lana (NorthWest AMR).
Ai piedi del podio la Ferrari #54 di AF Corse con Cassidy-Flohr-Castellacci, che si sono tenuti alle spalle le Porsche #46 di Cairoli-Leutwiler-Perdersen (Project 1) e #86 di Pera-Wainwright-Barker (GR Racing), con quest'ultima che ha dovuto risalire la china dopo un fuori pista alla partenza.
Queste le classifiche WEC dopo i primi due round, disputati a Sebring (Usa) e Spa-Francorchamps (Belgio). Assoluta: Negrao-Vaxiviere-Lapierre (Alpine) 57 punti; Pla-Dumas (Glickenhaus) 39 punti; Hartley-Hirakawa-Buemi (Toyota) 27 punti. Classifica Costruttori Hypercar: Alpine (57 punti); Toyota (52); Glickenhaus (39). Classe LMGTE Pro (che attribuisce il titolo iridato): Estre-Christensen (Porsche) 57 punti; Pier Guidi-Calado (Ferrari) 43 punti; Tandy-Milner (Chevrolet Corvette) 39 punti. Costruttori LMGTE: Porsche (91); Ferrari (73); Chevrolet (39).
Il prossimo appuntamento per il WEC sarà con la classicissima 24 Ore di Le Mans, in programma a cavallo tra i giorni 11 e 12 giugno.
(Foto di Massimo Campi)