L’Automotoclub Storico Italiano ha tenuto a battesimo il gruppo CAReGIVER, composto da oltre 200 ingegneri, tecnici e collaudatori che hanno lavorato nella galassia Fiat nella seconda metà del secolo scorso e che continuano ad amare l’automobile nonostante molti di loro non siano più in servizio attivo. Anche dopo aver lasciato la Fiat, infatti, molti di loro hanno proseguito l’attività professionale come consulenti oppure dando vita a realtà imprenditoriali. È il caso di Renzo Porro, già Direttore Ingegneria Veicoli Fiat, che successivamente ha fondato KGR Elettronica, Torino Vehicle Engineering e ha dato un impulso fondamentale allo sviluppo di ABACAD.
“Ci chiamiamo CAReGIVER - ha spiegato Porro - perché, così come i caregiver si occupano di assistere chi ha bisogno, noi ci occupiamo dell’automobile, mantenendo vivo l’interesse e l’attenzione verso di essa. Le due mani che sorreggono la piccola auto nel nostro logo sottolineano proprio questo aspetto.”
L’incontro è stato aperto da Alberto Scuro, presidente dell’ASI, che ha ricordato come “Sia obiettivo di ASI aprire le porte di Villa Rey agli appassionati di auto, far vivere questa nostra sede che è così bella. La nostra strategia prevede proprio un forte impegno per tutelare e valorizzare il patrimonio culturale automobilistico italiano. I membri di CAReGIVER sono una ricchezza ineguagliabile di memoria delle quattro ruote che accogliamo con grande piacere.”
Gli ha fatto eco Stefano Chiminelli, amministratore delegato di ASI Service: “A noi spetta mettere a terra le linee strategiche della presidenza. Ritengo che in Italia la cultura dell’auto vada promossa in sinergia con il turismo, la ricchezza della tradizione orale e i raduni.”
L’incontro ha avuto anche due momenti di interesse storico: la visita alla Collezione ASI di Micromotori, una cinquantina di biciclette motorizzate che hanno rappresentato il primo mezzo di trasporto popolare nell’immediatissimo dopoguerra e un brillante racconto della storia di Villa Rey per bocca del suo curatore, il professor Antonio Rava, che per anni ne ha seguito il restauro insieme agli allievi della scuola di Belle Arti di Torino.