Come avevamo, facilmente, previsto l’effetto della vittoria Ferrari a Le Mans si è fatto sentire, così a Monza, per il quinto round WEC andato in scena nel fine settimana, è arrivato il pubblico delle grandi occasioni. Ma fatto salvo il tifo Ferrari, durante la tre giorni brianzola abbiamo potuto percepire che, in generale, il WEC riscuote un buon consenso presso gli appassionati; perciò, è un peccato pensare che l’anno prossimo, quando con l’arrivo anche di BMW e Lamborghini la sfida sarà ancora più globale, il Mondiale Endurance emigrerà a Imola.
Purtroppo, buona parte del pubblico è tornata a casa delusa perché, dopo il passo falso a Le Mans in casa Toyota si sono rimboccati le maniche e a Monza, proprio in casa delle Rosse, i giapponesi si sono presi una pronta rivincita. Ma ad onor del vero non è stata certo una batosta. È vero che la Toyota GR010 #7 di Conway-Kobayashi-Lopez ha condotto le operazioni fin dall’inizio con una certa sicurezza, ma è altrettanto vero che la Ferrari 499P #51 al termine delle 6 ore di gara è giunta a soli 16.5 secondi di distacco.
E se pensiamo che la Rossa di Fuoco-Molina-Nielsen ha subito un contatto alla prima curva andando in testa coda e ripartendo a centro gruppo non è che in Toyota possano dormire sonni tranquilli preparando la grande festa che si attendono di celebrare nella prossima prova casalinga al Fuji.
Infatti, a Monza è apparso evidente che mentre la Toyota ha mostrato di essere più veloce sui rettilinei, la Ferrari ma anche la Peugeot, che ha stupito per la netta crescita, hanno evidenziato una maggiore efficienza nei tratti misti. E a riprova che i margini si sono ridotti in generale, bastava vedere il responso delle qualifiche, con le prime sei macchine racchiuse in quattro decimi. Infine, va segnalato che, forse proprio per questo maggiore equilibrio che costringe tutti a spingere al massimo, ancora una volta la Toyota non è stata immune da problemi, con la GR010 che ha terminato la gara solo quarta e staccata di un giro.
Se nel box Peugeot sono comparsi i primi sorrisi non si può dire altrettanto in quelli Porsche. Le 963 meglio piazzate occupano solo la sesta e settima piazza, appena davanti alla Glickenhaus, che sul tracciato brianzolo è stata decisamente meno brillante dell’anno scorso, così come ci si aspettava di più dalla Cadillac, in calo rispetto alle precedenti uscite. Discorso a parte per la Vanwall, per cui il cammino appare tutto in salita.
A Monza ha fato bella mostra di sé la Isotta Fraschini, sia staticamente nel paddock sia compiendo alcuni giri di pista. In azione sia la versione Tipo 6 LMDh, che debutterà in gara la prossima stagione dopo l’omologazione attesa ad ottobre, sia la configurazione Pista “Track day”, non omologata per circolare su strada, mentre nel paddock era esposto anche il modello in scala della Tipo 6 stradale.
Com’era lecito attendersi, visti i tempi vicinissimi tra loro di diverse macchine in qualifica, dopo un avvio molto combattuto la LMP2 si è decisa a mezz’ora dalla fine, quando la vettura del team WRT che si trovava ampiamente al comando, con Frijns-Habsburg-Gelael, doveva alzare bandiera bianca aprendo la strada al successo della vettura #28 del team Jota pilotata da Heinemeier-Hansson-Pietro Fittipaldi-Rasmussen, che precedeva l’altra biposto WRT partita dalla pole con Kubica.
La Porsche si è rifatta dei bocconi amari ingoiati in LMDh monopolizzando la LMGTE, categoria che chiude il proprio ciclo lasciando spazio dalla prossima stagione alla GT3, occupando l’intero podio con le sue 911 pilotate rispettivamente da Ried-Pedersen-Andlauer (Team Dempsey-Proton), l’equipaggio tutto tricolore composto da Claudio Schiavoni e Matteo Cressoni (Iron Lynx), mentre Riccarod Pera (GR Racing), terzo, era affiancato da Barker e Walmwright.
(Foto di Massimo Campi)