Il mondiale WEC torna in pista e fra i protagonisti della stagione c’è Daniil Kvyat, il pilota russo che è passato dal paradiso della F.1 con Red Bull al purgatorio della ricerca di un volante. Con Lamborghini è una sorta di ritorno al futuro con la disputa di un campionato mondiale di alto livello con un marchio prestigioso. Alla vigilia della gara del Qatar Kvyat si apre ai nostri microfoni. Una bella esperienza passata e un futuro da scrivere…


Di Paolo Ciccarone –  RMC Motori

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“Sì, certo, già quest'anno abbiamo fatto il WEC per raccogliere esperienza; quindi, sono molto contento e orgoglioso di rappresentare Lamborghini nel loro primo anno in LMDh. Tanto lavoro ancora da fare, ma tanto è già stato fatto; quindi, siamo contenti di procedere in questa direzione”.

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È un po' un ritorno da Faenza dove correvi con la Toro Rosso, per arrivare a Sant'Agata, si può dire che rimani sempre in zona…

“Sì, siamo sempre in zona, una zona al top del motorsport italiano, quindi sono contento, mi sento a mio agio ovviamente, rimanendo comunque in una squadra principalmente italiana. Sono molto sicuro. Poi, come ho detto, per Lamborghini è un grande progetto e sono molto felice di farne parte”.

Soprattutto però ti ritrovi in un campionato dove ci sono molte Case e lavori ad alto livello competitivo; quindi, magari c'è anche più soddisfazione in questo ritorno al vertice…

“Sì, probabilmente è il momento d'oro per il campionato WEC, con 8 case costruttrici di automobili nel campionato. Quindi... tante Case ufficiali, una cosa molto buona per il campionato, che sarà sicuramente una serie super competitiva. E farne parte ovviamente è la cosa migliore che potesse capitarmi”.

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Eri uscito dalla Formula 1 con un po' d'amarezza, volevi quasi piantarla lì con le corse, adesso invece ti vedo bello carico, determinato, sei tornato il Daniil dei tempi migliori...

“No, in realtà io ero sempre determinato e competitivo, però ovviamente qualche pausa fa bene. Comunque, sì, ho chiuso con la Formula 1, comunque l’ho fatto a testa alta e molto bene in quel campionato del 2020. Non stavo affatto sfigurando, poi c'è stata un po' di pausa, un po' di gare in giro senza concludere niente. Quello è il passato, oggi però ho un progetto come questo nel WEC con Lamborghini ed è molto buono perché so su cosa concentrarmi, ci tengo molto e ce la sto mettendo tutta nello sviluppo, voglio davvero vincere e sarebbe meraviglioso farlo con una squadra così che mi ha dato fiducia”.

 Ecco, hai parlato di sviluppo, tu vieni da un'esperienza Formula 1 dove si lavorava in un certo modo, tanti simulatori, tante prove teoriche e adesso parti con questa esperienza, quanto ti è utile nello sviluppo nel WEC il metodo di lavoro dei GP?

“È molto utile perché, alla fine, comunque le macchine sono sì diverse, ma hanno anche tante cose simili: penso al gruppo motore; infatti, la power unit è molto simile, l'impianto frenante è simile, quindi i sistemi, le procedure di avviamento, riscaldamento, gestione gomme e motore. Sono tante cose molto simili, perciò l’esperienza maturata in Formula 1 in questo senso è molto positiva, sia per me che per la squadra, così accorciamo un po' i tempi di sviluppo. Si può subito capire dove dobbiamo essere, cosa dobbiamo fare”.

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Stile di guida, è cambiato in che modo?

 “Le macchine del WEC ovviamente non sono così veloci in curva come una Formula 1, ma hanno comunque tanta potenza, abbastanza meno grip; quindi, vanno guidate in un certo modo. Però è tutto l'anno che giro e mi sto abituando a queste cose, a queste particolarità e in generale sono molto contento perché l’esperienza accumulata in questo periodo mi è servita per partire da una base molto più veloce”.

Ma c'è più grip meccanico o aerodinamico?

“Non c'è una scala che misura questa cosa, però c'è un po' di grip, le gomme comunque sono Michelin, le gare sono lunghe; quindi, c'è una differenza nella gestione della gara e della stessa vettura. C'è un po' di similitudine di macchina e di gomme tra WEC e Formula 1, ma c'è chiaramente meno aerodinamica. Il nostro carico aerodinamico rispetto alla Formula 1 è decisamente inferiore, però le velocità che raggiungiamo, tipo a Le Mans o a Monza, sono comunque importanti, se non addirittura superiori a una monoposto”.

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Però la differenza di base è che ti ritrovi in mezzo vetture di altre categorie, che sono più lente e quindi riuscire a destreggiarsi con questo delta di velocità quanto è difficile?

“Questo è forse uno dei problemi più grandi. Perché è difficile ritrovarsi sempre in mezzo al traffico, difficilmente anzi quasi mai troverai il ritmo giusto durante la gara, ci sarà sempre una GT che ti spezza il ritmo, quindi devi essere bravo a riprendere subito, a gestire comunque la gomma. Anche psicologicamente può essere difficile se trovi tanto traffico, magari quello dietro ti riprende tanto tempo perché se sei stato sfortunato nel traffico, perciò in questi frangenti devi rimanere lucido e tranquillo, cercare di non farti prendere dal panico e sbagliare qualcosa”.

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Quindi nervi saldi?

“Sì, per più tempo, gestione gara, macchina, una visione globale di gara molto più complicata e poi è un lavoro di squadra. Perché la tua macchina la devi riconsegnare poi in ordine ai tuoi compagni di squadra, quindi è anche un lavoro di gruppo. Bisogna cercare di consegnare comunque la macchina nella posizione migliore che puoi, poi se è capitato che il tuo stint è stato così così, devi comunque accettarlo e andare avanti perché poi ci saranno altre opportunità, non farai mai tutta la gara perfetta. Ecco, devi accettare questo e lavorare intorno a questo tipo di problematiche”.

Quindi sei pronto ad accettare l'imperfezione nella perfezione, il concetto è quello?

“Esatto. Diciamo così: se in Formula 1 la gara dura un'oretta e qualcosa, qui dobbiamo farlo almeno per 6 ore come minimo, se non 8 ore o 24 ore. Devi cercare di fare il meglio con quello che hai e la gestione del traffico è un'altra cosa, perché non la puoi programmare”.

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Qual è il tuo sogno per il 2024?

“Guarda, io sono attento con i sogni perché comunque... poi devi svegliarti. Sì, esatto, bisogna rimanere lucidi, bisogna fare il nostro lavoro bene. Tanto sviluppo è stato fatto ma ce n’è ancora tanto da fare, da continuare a migliorare. Io sono sempre così, lavoro sempre per migliorare, perché gli altri non dormono, gli altri lavorano tanto e non dobbiamo dimenticare che entriamo in un campionato dove gli altri hanno corso almeno un paio d'anni. Penso a Toyota, che continua ad essere lì, Ferrari, Porsche e via così. Hanno avuto un po' di esperienza più di noi; quindi, dobbiamo veramente essere lucidi e lavorare molto a testa bassa, sbagliando il meno possibile. Per i sogni c’è tempo, appena lo realizzo ve lo faccio sapere…”

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