Si potrebbe dire: anno nuovo, vita nuova. Perché, dopo gli ultimi anni di dominio pressoché assoluto della Toyota, al massimo con l’intermezzo Ferrari a Le Mans, la stagione 2024 del WEC, che ha preso il via in Qatar con la 1812 km, si è aperta all’insegna della Porsche, che ha monopolizzato il podio assoluto con le sue 963 vincendo anche la categoria LMGT3 con la 911 GT3.

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E se per quanto riguarda la categoria GT la cosa non risulta più di tanto clamorosa, lo è certamente per la supremazia dimostrata dalle vetture di Stoccarda nella categoria regina. Soprattutto se pensiamo al tanto fumo mangiato dalle 963 l’anno scorso. Certamente in casa Porsche si sono rimboccati le maniche e, forse, come ventilato dal pilota-team manager della squadra giapponese, Kamui Kobayashi, all’indomani del prologo, c’entra anche lo zampino del nuovo “balance of performance”, fatto sta che quest’anno i prototipi tedeschi si sono messi a volare, come dimostrato con la vittoria, anche se in volata, nella 24 Ore di Daytona e nel Prologo ufficiale della scorsa settimana.

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Basti pensare che la prima vettura non Porsche al traguardo, la Cadillac di Bamber-Lynn-Bourdais classificatasi ai piedi del podio, è passata sotto la bandiera a scacchi con un giro di ritardo. Peraltro, la folta pattuglia delle cinque 963 sullo schieramento di partenza, si è equamente divisa i gradini del podio, con le due vetture “ufficiali” del team Penke al primo e terzo posto, rispettivamente con Estre-Lotterer-Vanthoor e Campbell-Christensen-Makowiecki (autori della pole), ai quali Stevens-Ilott-Nato, sulla vettura del team Jota, ha soffiato la piazza d’onore per un solo secondo.

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Ora bisognerà vedere se, alla luce di questa supremazia, la Federazione non interverrà modificando il balance in vista della gara di Imola in programma il 21 aprile.

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Anche se, per fortuna, non è più epoca di harakiri, per il Team Gazoo Racing Toyota la sconfitta è particolarmente cocente, perché la prima GR010 in classifica la si trova solamente al sesto posto, con Conway-Kobayashi-de Vries, staccata di un giro, mentre per trovare l’altra vettura giapponese, di  Buemi- Hartley-Hirakawa, bisogna scendere al decimo posto con un distacco di due giri. Una sconfitta di dimensioni talmente importanti che, nonostante le ammissioni di Kobayashi circa le difficoltà incontrate dalla GR010 su questo tracciato, diventa difficile trovare motivazioni puramente tecniche se non con le variazioni regolamentari apportate, per le quali sarà necessario intervenire per ritrovare un equilibrio che il campionato si merita.

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Se ad Aichi piangono a Maranello non ridono, perché le più che giustificate ambizioni di vertice della Ferrari sono state anch’esse decisamente ridimensionate da questo inizio di stagione in Qatar. A Lusail, infatti, la prima 499P al traguardo è risultata quella “aggiunta”, ufficialmente schierata da AF Corse che peraltro gestisce anche le due vetture “ufficiali”, di Kubica- Shwartzman-Ye, quinta davanti alla prima Toyota, mentre per trovare le altre due 499P con i colori ufficiali bisogna scendere fino all’ottavo posto di Fuoco-Molina-Nielsen e, addirittura, il 14.mo a ben tre giri di Pier Guidi-Calado-Giovinazzi. Anche nel caso delle Rosse, ma senz’altro anche a livello generale, vale quanto detto in precedenza.

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Uno sprazzo di luce l’ha avuto la Peugeot, che con la 9X8 di Jensen-Müller-Vergne è stata addirittura al comando delle operazioni nelle prime fasi, prima di dover cedere la testa allo strapotere Porsche e retrocedere, anche per un errore al pit stop, fino all’ottavo posto finale. È andata peggio all’altra hypercar del Leone, quella di Duval-Di Resta-Vandoorne, che ha pagato 19 giri chiudendo in 17.ma posizione. Un risultato che, tutto sommato, sbollita la rabbia per un podio o quasi sfumato fa ben sperare, dato che ora la 9X8 2023 verrà accantonata per far posto alla nuova versione, si dice meno estrema, che debutterà a Imola.

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Debutto piuttosto difficoltoso per Alpine, BMW, Lamborghini e Isotta Fraschini. Tra queste Alpine ha raccolto i migliori frutti dell’intenso lavoro svolto, con il nono posto della migliore A424 di Chatin-Habsburg-Milesi, seppure staccata di due giri.

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Per BMW la parziale soddisfazione di aver portato al traguardo entrambe le M Hybrid V8, anche se piuttosto arretrate, 12.ma e 16.ma, quest’ultima preceduta dalla sola Lamborghini SC63 che ha visto la bandiera a scacchi, quella di Bortolotti-Mortara-Kvyat.  L’unica Isotta Fraschini ha invece dovuto abbandonare la compagnia dopo sei ore di gara, per rottura di una sospensione.  

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Porsche si è imposta anche nella nuova classe LMGT3 con la 911 GT3 R del Manthey Racing pilotata da Malykhin-Sturm-Bachler, davanti alle Aston Martin Vantage di James-Mancinelli-Riberas e Mateu-Bastard-Sorensen. Anche qui poche soddisfazioni per BMW, con la prima M4 di Al Harthy-Rossi-Martin ai piedi del podio, che si è comunque lasciata alle spalle la prima Ferrari 296 di Flohr-Castellacci-Rigon, mentre non è andata oltre l’ottavo posto la Lamborghini Huracan delle Iron Dames Bovy-Pin-Gatting.  

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