La 6 Ore di Spa non ha tradito le aspettative in termini di spettacolarità e incertezza. E non solo in pista. Infatti, nonostante una volta tanto il meteo non abbia fatto le bizze sconvolgendo le strategie, sono stati gli incidenti a determinare ribaltamenti di classifica. Fino alla decisione finale della direzione di gara, scaturita proprio a seguito dell’interruzione della corsa causata da un grave incidente e che non ha mancato di sollevare qualche controversia, che non ha giovato alla Ferrari, in testa con un buon margine al momento della bandiera rossa. La bandiera a scacchi saluta, invece, la doppietta Porsche sia a livello assoluto, con la 963 del team Jota di Stevens-Ilott davanti a quella ufficiale di Vanthoor-Lotterer-Estre, sia nella classe GT3.

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Già in precedenza si erano verificati due incidenti piuttosto seri, che avevano causato altrettante neutralizzazioni: il primo dopo un'ora e mezza di gara, quando durante una fase di doppiaggio la Bmw #20 di René Rast colpiva la Porsche Jota #38 di Philip Hanson, mandandola in testacoda contro la Bmw #46 del team Wrt condotta da Ahmad Al-Harthy. Entrambe le vetture finivano violentemente contro le barriere, con il risultato che Valentino Rossi doveva restare a fare da spettatore e rovinando, a seguito della neutralizzazione, l’ottimo stint di Sara Bovy che aveva accumulato 37” di vantaggio nella classe GT3. A metà gara, Michael Christensen stampava la Porsche #5, in quel momento terza, sul muro in uscita da Blanchimont, causando una neutralizzazione di 10 minuti. Ma l’evento decisivo si verificava ad un’ora e 50 minuti dal termine delle 6 Ore in programma, quando la Cadillac di Bamber durante la fase di di doppiaggio di Jani, sul rettilineao del Kemmel, colpiva in piena velocità la BMW di Gelael. Entrambe le vetture finivano violentemente contro le barriere causando l’interruzione della corsa con bandiera rossa per quasi due ore necessarie alla riparazione delle barriere. Tempi che, normalmente, avrebbero decretato la dichiarazione di fine gara, mentre la direzione gara decideva per la ripresa della stessa per portare a termine le 6 Ore programmate. Scelta che annullava il vantaggio di 25” con cui Pier Guidi comandava la gara al volante della Ferrari #51, costringendola tra l’altro ad una ulteriore sosta.

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La situazione favoriva la strategia delle Porsche #12 e #6, di Stevens-Ilott e Estre-Lotterer-Vanthoor, che avevano effettuato la sosta poco prima della bandiera Rossa, determinando la doppietta della casa tedesca, con l’equipaggio #6 che rafforza la propria leadership in classifica generale proprio davanti ai vincitori.

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Una dimostrazione di forza quella messa in mostra dalle 963 che, al di là delle controversie legate alla scelta della direzione gara, infonde indubbiamente una carica positiva in vista dell’impegno clou della stagione, la 24 Ore di Le Mans in programma tra un mese.

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Sempre andando oltre le decisioni burocratiche, anche ai box del Cavallino possono guardare con moderato ottimismo alla maratona francese. Le 499P hanno dimostrato un buon potenziale, confermato dal podio brillantemente agguantato dalla hypercar #50 di Fuoco-Molina-Nielsen, che aveva firmato anche la pole prima di venire retrocessa, e dal quarto posto dell’altra 499P ufficiale di Pier Guidi-Calado-Giovinazzi, ma in casa Ferrari sarà necessario ottimizzare anche la gestione di gara, soprattutto nella maratona francese.

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Devono invece rimboccarsi le maniche in casa Toyota, dove dopo la boccata di ossigeno di Imola, che aveva fatto ben sperare, si è tornati all’affanno di inizio stagione, con le due GR10 che sulle Ardenne non sono andate oltre un sesto e settimo posto, decisamente deludenti per chi era abituato a fare il bello e il cattivo tempo.

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Così come devono rimboccarsi le maniche in casa Alpine, Peugeot e BMW, le cui sei macchine si sono divise, nell’ordine, le posizioni di rincalzo dalla nona alla quattordicesima.

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E ancora di più dovranno farlo Lamborghini e Isotta Fraschini, ancora tristemente relegate al ruolo di comparse. 

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La controversa ripartenza ha sconvolto i piani anche nella classe GT3, dove nell’ultima ora ci sono stati diversi capovolgimenti di fronte con vetture costrette ad una sosta aggiuntiva, come la McLaren #59 e le Lamborghini #85 delle Iron Dames e #60, con il risultato che sotto la bandiera a scacchi transitavano per prime la 911 # di  Lietz-Shahin-Schuring, che nel corso dell’ultimo giro ha bruciato la vettura “sorella” nel team Manthey, la #92 di  Malykhin-Sturm-Bachler.

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L’ultimo gradino del podio veniva agguantato con una grande rimonta, dopo la partenza dall’ultimo posto in griglia, dalla Lamborghini Huracan di  Schiavoni-Cressoni-Perera.

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Ora gli sguardi e gli sforzi di tutti sono orientati alla 24 Ore di Le Mans, in programma i prossimi 15-16 giugno, dove ci si gioca il risultato che vale la stagione.

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