La Formula 1 sbarca in Bahrain per l’ennesimo doppio round di questa stagione, che tuttavia sarà diverso da quelli precedenti perché a distanza di una settimana si correrà su due circuiti dal layout piuttosto diverso. Questo fine settimana si correrà sul tradizionale tracciato di Sakhir, mentre l’outer track che sarà utilizzato nel secondo weekend è lungo 4.543 mt e dovrebbe essere il tracciato più veloce dell’intero Mondiale di F. 1, con velocità medie previste di 230 km/h. Quindi, pur condividendo buona parte del tracciato, l’approccio alle due gare sarà molto diverso.

Il tracciato tradizionale enfatizza trazione e frenata anziché i carichi laterali, quindi è considerato di media severità per gli pneumatici, tanto che Pirelli ha scelto di portare uno step di pneumatici più morbido rispetto all’anno scorso, con maggiori opportunità di strategie. Per la prima volta il GP del Bahrain si disputa così avanti nel calendario, tuttavia le temperature dovrebbero essere in linea con quelle di inizio anno, periodo in cui tradizionalmente si svolgeva la gara. Di conseguenza, i dati raccolti nelle gare degli anni scorsi dovrebbero essere rilevanti. Un rischio presente tutto l'anno in Bahrain è quello della sabbia proveniente dal deserto che potrebbe sporcare l'asfalto e ridurre il grip. Per contro, due delle tre sessioni di prove libere si disputeranno durante la giornata con temperature piuttosto elevate, quindi non saranno particolarmente rappresentative per qualifiche e gara.

Sotto il profilo sportivo, a titoli assegnati potremmo assistere al “liberi tutti” che però non dovrebbe portare grandi stravolgimenti almeno nelle posizioni di vertice. Però sarà interessante vedere il tipo di approccio del neoiridato Hamilton: se la prenderà un po’ più comoda oppure vorrà onorare il fresco titolo mostrando ancora una volta chi è il più forte. Peraltro, durante la stagione abbiamo sottolineato più volte l’eccessivo sfruttamento, a nostro parere, della vetrina sportiva per caldeggiare la causa antirazzista, giusta per carità ma sulla quale varrebbe la pena fare un discorso più completo, questa volta siamo curiosi di vedere quale sarà l’atteggiamento dell’inglese in un paese che non brilla certo per libertà dei diritti. Forse, come ha scritto un collega: “pecunia non olet”! Ma torniamo allo sport. Detto di Hamilton, sono diversi i piloti che masticano vendetta dopo le delusioni patite, per motivi diversi, a Istanbul. A cominciare da Bottas, incappato in una della sue giornate no, proseguendo con Verstappen che invece di sfruttare le condizioni che dovrebbero consentirgli di far valere il suo talento è andato in palla, per finire con Leclerc che, col senno di poi, si è giocato un podio certo per cercare di scalare un gradino. Ma ce ne sono tanti altri che premono e attendono solo la chance giusta per conquistare l’agognato podio. In ordine sparso: Ricciardo, Sainz, il “risorto” Vettel, il duo “rosa” Perez e Stroll, Gasly.

Il circuito Sakhyr è invece piuttosto impegnativo per i freni, al pari di tracciati storici della F. 1 come Monza o Spa, soprattutto nella sezione centrale dove ci sono molte frenate a medio-alto impatto energetico, che comporta un’elevata usura dei materiali di attrito. Uno stress che i tecnici Brembo temono possa anche essere superiore rispetto alle gare precedenti causa le temperature più elevate. In ogni giro il piloti di F.1 utilizzano i freni 8 volte per complessivi 15 secondi e 8 decimi: merito principalmente di 3 frenate, di cui due in successione, alle curve 8 e 10, in cui l’impiego supera i 2,4 secondi. Alta è la media delle decelerazioni massime: 4,2 g, identico valore a  Monza e Sochi.

Stress che riguarderà anche i piloti, che dalla partenza alla bandiera a scacchi utilizzano i freni oltre 450 volte, esercitando un carico complessivo sul pedale del freno di oltre 48 tonnellate: in pratica per ogni minuto di gara sono più di 510 kg a concorrente. D’altro canto in 7 delle 8 frenate la perdita di velocità supera i 130 km/h e in 4 di esse lo spazio di frenata non è inferiore a 105 metri. La frenata più dura per l’impianto frenante è quella alla prima curva, dove le monoposto attuali arrivano a 337 km/h e scendono a 83 km/h in soli 122 metri. Per riuscirci i piloti frenano per 2,44 secondi esercitando un carico di 172 kg sul pedale del freno ed affrontando una decelerazione di 5,5 g.

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