Nel giro di poche ore la Monza della passione per i motori ha perso due autentiche colonne: Bruno Longoni e Claudio Viganò. Cresciuti a pane e motori, e non solo per come si suol dire ma perché avevano davvero cominciato a frequentare l’amato Autodromo quando ancora portavano i pantaloni corti, nel puro spirito brianzolo pur portando avanti le rispettive attività avevano trovato il modo di vivere intensamente quella passione e il “loro” Autodromo diventandone due punti di riferimento. Longoni in ambito sportivo, fino a diventare vicepresidente CSAI e Ancai (Associazione Nazionale Corridori Automobilistici Italiani), Viganò sotto il profilo gestionale fino a ricoprire la carica di presidente SIAS, società che gestisce l’Autodromo di Monza. Abbiamo affidato il ricordo a Enrico Mapelli, giornalista e assiduo frequentatore dell’Autodromo, che ha sempre avuto rapporti molto stretti con entrambi.
Giorni difficili, giorni di ricordi. Nello spazio di poche ore ci hanno salutato due personaggi che hanno fatto parte del mondo del Motorsport come dirigenti, uomini chiamati a dare un indirizzo sempre più alto e sicuro al mondo delle quattro ruote da corsa. I loro nomi sono Bruno Longoni e Claudio Viganò, brianzoli doc e quindi legati a doppia mandata al fulcro della passione locale: l’Autodromo di Monza. Entrambi ne sono stati fra i promotori, Longoni addirittura dalla metà degli anni Cinquanta quando era entrato a far parte della sparuta schiera dei commissari di pista. Viganò il Tempio della Velocità lo viveva già da bambino, quando ascoltava dalla natia Villasanta i suoni di Alfa Romeo, Auto Union, Mercedes e altri rombi ormai lontani nel tempo. Longoni ha fatto carriera in ambito nazionale, pur restando sempre legato alla sua attività imprenditoriale legata alla lavorazione del vetro. Cariche che partivano da delegato regionale della Lombardia e finivano per entrare nella stanza dei bottoni dell’indimenticata CSAI. Viganò invece, anche lui preso dall’impegno quotidiano di commercialista, trovava comunque il tempo fra le tante altre faccende extralavorative di sedere per più mandati nel prestigioso consiglio d’amministrazione dell’Automobile Club Milano. Un lungo tirocinio fino a quando, nel 2004, gli è stata offerta la poltrona di numero uno della SIAS, la società che gestisce da sempre l’Autodromo di Monza. Per lui un sogno di bambino che si realizzava assumendo però i contorni di un impegno da adulto da svolgere al meglio. Come quella volta in cui andò a Londra da Bernie Ecclestone a ridiscutere gli accordi di pagamento per un’edizione del Gran Premio d’Italia non particolarmente fortunata al botteghino. Missione compiuta, accordo ottenuto e futuro assicurato. Longoni lavorava nel frattempo su altri livelli, più sportivi, senza dimenticare il primo amore, i commissari, a cui aveva allestito un punto di ritrovo in autodromo, la “saletta”. Spazio di panini e prosecchi fra sorrisi e pronostici, ma soprattutto ricettacolo di passione da condividere con chi nei fine settimana amava seguire i motori da corsa. Dal vivo, sul posto. A poco a poco negli ultimi tempi entrambi, per motivi di salute, respiravano sempre meno l’aria del Parco Reale, quella compresa fra la Parabolica e le Lesmo. Tuttavia, entrambi a loro modo, hanno lasciato un segno nel cuore di chi li ha conosciuti, fra la Parabolica e le Lesmo.