Quando la vita si snoda come una pista attorno a curve e attraverso alti e bassi, e ti ritrovi a superare di nuovo il punto di partenza, per un pilota da corsa è come avere completato un giro perfetto. Così è stato per Günter Steckkönig, uno dei grandi tecnici e piloti Porsche, che un giorno di maggio di quest’anno si è ritrovato, grazie ad un appassionato, sul circuito di Solitude al volante di una Porsche 914/6, vettura con la quale aveva iniziato la carriera oltre mezzo secolo fa e che, perciò, ama in modo particolare.
Sono passati circa 70 anni da quando il giovane Günter e suo padre visitarono l'autodromo di Solitude, ad ovest di Stoccarda e non lontano dalla loro casa nel sobborgo di Degerloch. In quell’occasione Günter Steckkönig scoprì la sua passione per il motorsport, iniziando così un lungo e affascinante viaggio. Ora, seduto alla torre di partenza e arrivo a Mahdental, ricorda: “quel giorno in autodromo realizzai di avere un sogno ben preciso: come diventare un pilota da corsa?”
Nel 1953 inizia un apprendistato come meccanico di automobili presso Porsche. Successivamente si è messo spesso al volante per test drive, ha effettuato ottimizzazioni e condotto test, ha accumulato esperienza e come tecnico alle corse ha avuto modo di conoscere persone importanti nel mondo del motorsport. Tutto ciò lo ha aiutato molto mentre, a metà degli anni '60, intensificava gli sforzi per raggiungere il proprio obbiettivo: debuttare anche in veste di pilota nelle competizioni più importanti.
Debutto che avvenne nel 1970 in una gara di durata del World Sportscar Championship su uno dei tracciati più impegnativi: la 1.000 km del Nurburgring. Al volante di una Porsche 914/6 GT. Nello stesso anno, alla Marathon de la Route sul Nürburgring, tutte e tre le Porsche 914/6 schierate tagliarono il traguardo quasi contemporaneamente dopo 86 ore.
Si suol dire che il primo amore non si scorda mai, ma non è solo per questo che Steckkönig è particolarmente legato alla 914/6. Certamente hanno avuto un certo peso anche i numerosi podi conquistati in successione, fino alla prima vittoria di Gruppo GT 2.0 giunta pochi mesi dopo il debutto nella 1.000 km di Zeltweg al volante di una vettura del Team Strähle Autosport, ma da esperto tecnico Steckkönig si spinge oltre nelle valutazioni di quella vettura: "mi è piaciuta subito da guidare quella macchina. Il limite non era ancora alto come potrebbe essere oggi; infatti, molti altri piloti venivano un po’ limitati dal rischio di finire in testacoda, mentre io non ho avuto problemi; perciò, ho imparato ad amare la 914. E sono convinto che se anche in Porsche la 914 avesse beneficiato di tanto amore e lavoro di sviluppo quanto la 911, avrebbe potuto persino essere l'auto da corsa migliore - ammette l’87.enne tecnico e pilota -. Dopotutto, il layout con motore centrale è quello preferito per le auto da corsa moderne. Questo perché, mio parere, l'equa distribuzione del peso tra l'assale anteriore e quello posteriore è sicuramente un vantaggio”.
Nel 1971 la 914/6 corse anche nella Targa Florio, rimasta un altro dei ricordi preferiti di Steckkönig perché è stata una pietra miliare significativa della sua carriera. “Sono un grande fan della Targa – confessa -. Il suo percorso lungo e stretto tra le montagne mi ha sempre affascinato. Anche perché, per quanto mi riguardava, per me era meglio un circuito lungo. Io non guidavo veloce. Guidavo in modo pulito e preciso. E questo mi rendeva veloce”. Nel 1973 volò con i pezzi di ricambio in Sicilia per la Targa, dove scoprì che la sua vettura da competizione non era idonea per prendere parte alla gara. "Quindi sono salito sulla RSR – ricorda - e ho acquisito familiarità con essa durante la gara." Ha concluso sesto, prima di entrare praticamente nella leggenda guidando l'auto senza sosta fino a Stoccarda a causa di un guasto elettrico.
Dal 1976 inizia la sua esperienza a Le Mans, dimostrando con un clamoroso settimo posto assoluto al debutto, sulla Porsche 908/03 Turbo con Ernst Kraus, che le gare di durata erano la sua specialità.
Infatti, la sua carriera è proseguita proprio in questo tipo di gare, correndo sui circuiti più importanti del mondo, tra cui Daytona, Silverstone, Brands Hatch, Kyalami, pilotando sia in veste di pilota ufficiale sia per dei team privati quasi tutte le Porsche da corsa: oltre alle sue preferite, la 914/6 e la 908/3, 911, 930, 935J, 928 e molte altre. La sua competenza tecnica incredibilmente ampia è sempre stata molto apprezzata insieme alle sue doti di pilota da corsa. Tanto che, purtroppo, proprio queste doti furono alla causa della fine della sua carriera agonistica.
Una situazione che ha richiesto molto tempo per essere metabolizzata. “Con il tempo ho migliorato le mie doti velocistiche, fino a poter dire di essere stato molto veloce. Ma poi, all'improvviso, è finita. E’ stato molto difficile da sopportare". Ricorda amaramente Steckkönig. Il fatto è che appena dopo avere vinto una gara, il capo della Porsche, Ferdinand Piëch, lo convoca e gli dice: “posso ingaggiare buoni piloti da corsa ovunque, mentre i bravi tecnici sono più difficili da trovare. Devi concentrarti di più sul tuo lavoro”. Questo non significava che Steckkönig dovesse rinunciare alla velocità o che la sua abilità al volante non fosse più necessaria, ma semplicemente doveva utilizzare le sue doti per altri scopi e, purtroppo, dimenticare le competizioni. Infatti, nella sua veste di tecnico e collaudatore ha lavorato nel reparto collaudi Porsche per 30 anni, eseguendo test di sviluppo, a volte sfrecciando sulle autostrade tedesche a 260 km/h. "Poter affrontare alcune curve veloci era molto importanti per noi - ricorda Steckkönig, aggiungendo – e alcune situazioni erano più eccitanti che guidare in gara". Infatti, ha accolto con un velo di tristezza la pensione, perchè ha posto fine a questa sua eccitante attività in Porsche.
Ora Steckkönig vive con la moglie Ellen a Vaihingen an der Enz, e ricorda con piacere quando ha guidato per l'ultima volta la 917/30 di Mark Donohue al Nürburgring Oldtimer Grand Prix nel 1992. Una apparizione che riassume in pieno tutte le sue capacità: l'auto del museo montava ancora i suoi pneumatici vecchi di decenni, perciò solo grazie agli ottimi rapporti guadagnati negli anni Steckkönig ha ottenuto da un amico della Goodyear degli pneumatici adatti, con i quali ha ottenuto la prima fila sulla griglia di partenza e, cosa più importante, ha restituito l'auto sana e salva al museo.
Perciò per l’87.enne tecnico e pilota tedesco è stata davvero una giornata eccitante quando a maggio di quest’anno si è ritrovato sulla pista di Solitude al volante di una 914/6, proprio come nel 1970 quando iniziò la sua brillante carriera. Altrettanto raggiante Achim Kächele, l’appassionato che dopo una lunga ricerca ha acquistato la sua 914/6 nel 2019 negli Usa e dopo tre anni di intenso lavoro per restaurarla e trasformarla secondo la sua personale visione di GT, anche con qualche libertà storica tanto che i tessuti degli interni sono quelli della 911, conoscendo la storia di Günter Steckkönig ha voluto a tutti i costi organizzare questo emozionante amarcord.