Con la partenza nel Gran Premio del Bahrain il marchio Alpine fa il suo debutto ufficiale in Formula 1, la massima categoria dell’automobilismo e, praticamente, l’unica nella quale il marchio transalpino non si è ancora impegnato. E vinto. Già, perché finora Alpine ha vinto in tutte le categorie nelle quali si è impegnato.
A questo punto la domanda è d’obbligo: ci riuscirà anche nella sfida più impegnativa, quella della Formula 1, dove sono impegnati colossi automobilistici, che non di rado nonostante investimenti faraonici sono rimasti a bocca asciutta, oppure specialisti di alto livello. Ad onor del vero anche Alpine entra in F. 1 come grande Costruttore, avendo preso il testimone di Renault e potendo quindi contare sulla forza economica e il know-how della Losanga, ma come abbiamo detto poc’anzi questo nel Circus non dà nessuna certezza. Come d’altronde sanno bene in Renault, che nonostante ingenti investimenti si sono sempre trovati a “remare” negli ultimi anni.
Ma ora ci sono tutti i presupposti per provare a dare una svolta. Innanzitutto una ventata di aria nuova, decisamente frizzante, a partire dal vertice, con l’arrivo di Luca De Meo che da sempre crede nello sport come vetrina di prestigio per valorizzare i marchi automobilistici. Come conferma il ritorno del marchio Alpine nello sport ad alto livello: oltre che in F. 1 nella massima categoria (Hypercar) delle gare Endurance, compresa la 24 Ore di Le Mans, e anche nei rally con la A110 R-GT. E poi il rinnovamento della squadra con l’innesto di un campione del calibro del due volte iridato Fernando Alonso, che sa già cosa serve per arrivare alla vittoria. Basterà?
Ma intanto prendiamo l’occasione per ripercorrere oltre sessant’anni dello storico marchio di Dieppe. Alpine deve la sua esistenza a Jean Rédélé, concessionario di auto ma anche talentuoso pilota di rally, che ha fondato la sua azienda automobilistica nel 1955, scegliendo il nome Alpine come tributo al rally Critérium des Alpes, gara in cui aveva ottenuto il suo miglior risultato agonistico, che si correva ogni anno sulla catena montuosa delle Alpi nel sud della Francia. Alpine è figlia di passione e intuizione.
Non la potenza estrema o la forza bruta, ma la struttura leggera, la compattezza e l’agilità hanno reso le Alpine veloci e performanti nelle tappe dei rally e Jean Rédélé ha probabilmente trovato l’ispirazione, proprio con le mani sul volante ed i piede sui pedali, per le strade tortuose e strette della sua regione. La leggerezza e la maneggevolezza delle Alpine hanno esaltato la guida dei piloti, colpendo al cuore gli spettatori nelle uscite in curva o negli stacchi da terra a tutta velocità e lasciato un segno indelebile.
L'arrivo della A110 nel mondo dei rally ha lanciato la carriera di piloti come Gérard Larrousse, che sembrava a un passo dalla vittoria nel Rallye Monte-Carlo già nel 1968, fino a quando non è stato sorpreso da un cumulo di neve depositata da alcuni spettatori. Ma è stata soprattutto la squadra dei "moschettieri" creata da Jacques Cheinisse, Direttore Sportivo del marchio, a catturare l'immaginazione del pubblico: l'acrobatico Jean-Luc Thérier, il perfezionista Bernard Darniche, l’affidabile Jean-Pierre Nicolas e il brillante Jean-Claude Andruet, hanno collezionato successi a ripetizione. La squadra dei piloti veniva continuamente rafforzata e, con Ove Andersson, nel 1971 arrivò il primo successo allo storico Rallye di Monte-Carlo. Quell'anno, nel Campionato Internazionale Rally Costruttori, fu un anno pieno di successi per Alpine.
Jean-Claude Andruet ottenne il titolo francese nel 1968, Jean Vinatier gli successe nel 1969, mentre l'ineffabile Jean-Claude riconquistò gli allori nel 1970, quando conquistava anche la Corona di Campione Europeo di Rally. Nel 1971 fu la volta di JeanPierre Nicolas, mentre Bernard Darniche prevalse nel 1972. Il quarto moschettiere, Jean-Luc Thérier, conquistò il campionato di Francia nel 1973.
Le vetture Alpine suscitavano emozioni, passione e a volte anche sorpresa; come nel 1974, quando fu un concorrente privato a prendere il testimone e a rivendicare gli allori di campione di Francia per due anni di seguito, nel 1974 e 1975: si chiamava Jacques Henry, e preparava le sue auto in un piccolo garage a Lure! Dopo Henry, un’intera flotta di piloti privati ha guidato e trionfato in modo simile nelle berlinette di Alpine Renault nel corso di quegli anni magici. Famosi e meno famosi, sponsorizzati o semplici dilettanti, ma così tanti che forse nemmeno un libro basterebbe a raccontarli tutti.
Eccezionale, fu anche la stagione 1973, quando, nonostante un budget molto limitato rispetto ai suoi rivali, Alpine fu consacrata regina del Rally con la corona del Campionato del Mondo di Rally. La batteria di Alpine A110 ottenne un vero e proprio "Strike" entrando in cinque dei primi sei posti nell'impegnativo Rallye Monte-Carlo, monopolizzando il podio, con Andruet, Andersson e Nicolas. Il copilota di Jean-Claude Andruet, “Biche”, confessò di “non essere mai stata così veloce in un rally”. Seguì una doppietta al Rally del Portogallo, per gentile concessione di Thérier e Nicolas, e poi la vittoria di Darniche al Rallye du Maroc, all’esordio sul percorso. Nella Grecia rocciosa e soleggiata, Thérier vinse il Rally dell'Acropoli e Thérier si impose a Sanremo, in Italia. Il fiore all'occhiello arrivò in Corsica dove, come già nella prima prova del Campionato del Mondo Rally di Montecarlo, Alpine-Renault si aggiudicò le prime tre posizioni: Nicolas vinse davanti a Piot e Thérier. Nella classifica finale di quell'anno, Alpine-Renault surclassò gli avversari con un punteggio di 155 punti, davanti alla Fiat Abarth con 81 e alla Ford con 76.
Non è esagerato dire che il marchio Alpine avesse le corse nel proprio DNA. Tutte le sue auto ne erano la prova, sia nel design che nelle prestazioni. Questa formidabile immagine si è naturalmente legittimata sulle gesta dell'auto nei rally, ma Alpine ha vinto anche con i prototipi nelle più grandi gare di endurance del mondo, tra cui la 24 Ore di Le Mans, l'evento più importante delle gare di auto sportive. Alpine ha trionfato anche nelle competizioni monoposto, la tipologia più impegnativa delle corse automobilistiche, e nel rallycross, una disciplina che richiede forza da tutti i punti di vista.
Nei prototipi, Alpine fece il suo debutto alla 24 Ore di Le Mans nel 1963 e dopo vari successi in alcune classi specifiche (indice di performance nel 1964, 1966), il programma, venne fermato nel 1969 per essere rilanciato nel 1973 con il due litri, V6 A440, che raggiunse il suo coronamento con la storica vittoria assoluta di Jean-Pierre Jaussaud e Didier Pironi su una Renault A442-B Alpine nell'edizione 1978 della 24 Ore di Le Mans, completando 369 giri sul Circuito de la Sarthe lungo otto miglia.
Nel primo anno in cui il marchio fu ufficialmente impegnato nelle competizioni, Alpine conquistò il Campionato Francese di Formula 3 nel 1964 con il talentuoso Henri Grandsire. Nel 1971, Patrick Depailler divenne campione di Francia nella famosa Alpine A364 “Dinosaure”, seguita nel 1972 da Michel Leclère. Nello stesso anno, il marchio Alpine divenne anche Campione Europeo Costruttori di F. 3, davanti alle finora imbattibili squadre inglesi.
Le Alpine hanno brillato anche in altre discipline. Nel rallycross, Jean Ragnotti, Bruno Saby e Jean-Pierre Beltoise conquistarono il titolo francese per tre anni consecutivi (rispettivamente 1977, 1978 e 1979), mentre l'austriaco Herbert Grünsteidl sollevò l’alloro europeo nel 1977. Nelle cronoscalate, invece, i successi furono per Jean Ortelli, Marcel Tarres e centinaia di altri piloti.
Dopo una storia di corse, emozioni e successi, la produzione di Alpine è cessata nel 1995. Nel giro di 40 anni sono state prodotte più di 30.000 Alpine per uso stradale, nonché oltre 100 monoposto e prototipi di auto da corsa. Ma la storia di Alpine, fortunatamente, non si è fermata definitivamente., riaccendendo i motori nel 2012 grazie al nuovo impulso all’interno del Gruppo Renault che ne ha deciso il rilancio.
Sfruttando i decenni di successi come un nuovo trampolino di lancio, Alpine è tornata alla ribalta nel motorsport nel 2013. Il ritorno alle gare si rivela immediatamente vincente: il prototipo A40 della marca vinto il titolo European Le Mans Series già al primo tentativo, bissando l’impresa anche l’anno successivo. Il team Signatech-Alpine passa al Campionato del Mondo (WEC) nel 2015 e vince la 24 Ore di Le Mans nella sua categoria nel 2016, 2018 e 2019, accaparrandosi anche il titolo mondiale LMP2 nel 2016 e 2019.
Quanto basta per andare ora con la stessa formazione all’assalto della nuova massima categoria delle gare endurance: la A480 Hypercar.
Non solo. La proficua collaborazione con Signatech, partner di Alpine nel motorsport, porta alla realizzazione dei modelli da competizione A110 Cup e GT4, per la pista, e alla A110 Rally che, cinquant’anni dopo la prima vittoria della Marca a Montecarlo, guidata da un pilota privato si è imposta nella categoria R-GT al recente Rally di Monte Carlo.