di Vincenzo Bajardi ed Eugenio Mosca
Il Gran Premio di Australia si è tinto di rosso, ma solo a causa delle tre bandiere rosse esposte. Ancora una volta con una decisione, soprattutto nel primo caso, perlomeno discutibile da parte della Direzione Corsa. Un vero peccato, perché oltre a rovinare indubbiamente la gara di Russell e Sainz, che avevano scelto di anticipare il cambio gomme, ha rovinato in generale lo spettacolo al quale, presumibilmente, avremmo potuto assistere per come si erano messe le cose subito dopo il via, con entrambe le Mercedes che avevano superato la Red Bull di Verstappen.
Infatti, in occasione del botto di Albon, sarebbe bastato tenere il regime di safety car già attivato per ripulire la pista e far ripartire la gara. Invece al successivo via Verstappen ha “rimesso a posto” le cose bruciando tutti e involandosi verso l’ennesimo successo.
Ancora peggio è andata per le successive bandiere rosse che, come era facile immaginare a tre giri dalla fine, hanno esacerbato gli animi scatenando un vero e proprio caos con incidenti a catena e danni incalcolabili, per finire con il finale farsa in coda dietro la safety car. Unica consolazione, il podio finale stellare, con tre campioni del mondo di tre generazioni differenti: il giovane Verstappen sul gradino più alto, con in mezzo il plurititolato Hamilton della “precedente era” della Formula 1 a dividerlo dal “vecio” Alonso.
La speranza è quella che nella “cabina di regia” si schiariscano le idee in vista dei prossimi gran premi, perché almeno per quel poco visto ieri in condizioni di gara normali sono emersi segnali che fanno ipotizzare una crescita generale delle squadre inseguitrici. Infatti, se da parte della Aston Martin c’è stata una conferma del livello di buona competitività, con Alonso terzo e Stroll di poco ai piedi del podio, anche da Mercedes e Ferrari sono arrivati segnali incoraggianti.
Le Stelle d’Argento sono poi riuscite a capitalizzare questa crescita, compensando il ritiro di Russell con il podio di Hamilton, mentre in casa Ferrari è buio pesto. Dopo l’immediata uscita di pista di Leclerc, che probabilmente evidenzia uno stato d’animo piuttosto agitato del monegasco che pare avere smarrito la lucidità dei tempi migliori, è arrivato l’inutile contatto di Sainz con Alonso, con il risultato che lo spagnolo è stato penalizzato e spedito in fondo al gruppo e le Rosse tornano dall’Australia con le pive nel sacco e zero punti all’attivo.
Che valgono alla casa di Maranello una malinconica quarta piazza nella Classifica Costruttori, dietro a Red Bull (123), Aston Martin-Mercedes (65), Mercedes (56), Ferrari appunto (26), McLaren-Mercedes (12), Alpine-Renault (8), Haas-Ferrari (7) Sauber-Alfa Romeo (6), Alpha Tauri e Williams (1).
Così come non è entusiasmante per i piloti di Maranello la Classifica Piloti, mentre Alonso ed Hamilton risalgono la china. Questa la situazione dopo il GP di Australia: Verstappen (69), Perez (54), Alonso (45), Hamilton (38), Sainz e Stroll (20), Russell (18), Norris (8), Hulkenberg e Leclerc (6), Bottas, Ocon, Piastri, Gasly (4), Zhou (2), Tsunoda, Magnussen, Albon (1).
Classifiche che non rendono giustizia a Russell, ma soprattutto al duo Alpine autoeliminatosi all’Albert Park nel parapiglia successivo alla seconda ripartenza mentre stava conducendo una gara in ripresa, mentre vedono un barlume di luce in McLaren, con il sesto posto di Norris e l’ottavo del rookye Piastri, e in Haas, con il settimo posto di un consistente Hulkenberg.
Ora la Formula 1 si prende quasi un mese di pausa, durante il quale si potrà lavorare sulle monoposto per presentarsi in forma il 28 aprile a Baku, nel weekend dove andrà in scena anche la prima sprint race.
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