Ferrari che vince non si discute. E se fa doppietta, si esalta. Il risultato del GP d’Australia è sotto gli occhi di tutti: Carlos Sainz primo e Charles Leclerc secondo, una doppietta dopo due anni e con lo spagnolo ancora menomato dall’intervento chirurgico di due settimane fa a Jeddah. Una cosa strepitosa e bella dal punto di vista umano. Ma cosa ha detto la gara australiana?
Di Paolo Ciccarone – RMC Motori
Verstappen KO: primo ritiro dopo 43 GP e due anni di fila di vittorie e piazzamenti. Era ora, diranno i rivali. Strano a dirsi, ma qualcosa non ha funzionato. Non è solo il motore Honda che due anni fa aveva messo a piedi l’olandese, quanto qualcosa d’altro che al momento non si capisce. Di sicuro rompono anche loro, magari standogli attaccati succederà ancora. Ma tocca alla Ferrari farlo.
Ferrari. Va bene, meglio dell’anno scorso. Manca ancora qualcosa ma vincere con doppietta dopo la terza gara fa bene al morale di tutti aumentando l’interesse generale. Certo, avesse vinto Leclerc sarebbe in testa al mondiale, invece è lì a 4 punti da Verstappen. Abbastanza per mordersi le mani e pensare a cosa potrebbe accadere nelle prossime corse. Perché fermare Sainz stavolta sarebbe stato troppo.
Mercedes. Da freccia d’argento a feccia d’argento il passo è stato molto breve. Dopo tre anni di nuove regole, non hanno ancora capito na’ mazza. Non erano geni prima, non sono scemi adesso. Sarà utile un reset per capire meglio perché i motori saltano (Hamilton) e Russell perde la trebisonda quando all’ultimo giro deve lottare per la posizione. Serve altro, non si sa cosa e da dove cominciare.
McLaren. Belli i due galletti a ridosso Ferrari ma manca ancora qualcosa per cui per ora si lavora di rapina e in Australia hanno pensato a Norris davanti a Piastri, che sarebbe stato bello sul podio davanti a casa sua, ma la sostanza è che sono sempre concreti.
Alonso. Lotta coi denti, le unghie, le gengive, con tutto quello che il mestiere gli consente, ma poi ci pensano i commissari a relegarlo indietro, come se difendersi in curva fosse un reato, come se fare staccate diverse e gestire la macchina, con l’avversario lontano, sia un crimine. Colpevole di fare il pilota. Il resto non conta. Appuntamento fra due settimane a Suzuka, altra levataccia e altra alba da corsa. Stesso risultato?
(Foto by Pirelli)