Una maledizione da sfatare, una serie nera lunga così e l’imperativo di non sbagliare niente. Nemmeno un centimetro di pista. Per Charles Leclerc l’incubo delle edizioni precedenti si è trasformato finalmente nella gioia più grande, nella festa da sempre attesa e con un occhio lucido a guardare lassù dove il padre avrebbe voluto vederlo su quel podio, stappare spumante e prendere la coppa del vincitore a Monaco.
Di Paolo Ciccarone – RMC Motori
Operazione riuscita, costruita al sabato con una pole perfetta, consolidata alla prima partenza di un GP che dopo poche centinaia di metri ha visto una carneficina di pezzi di carbonio, guard rail e scocche distrutte, un fotografo ferito leggermente e una bandiera rossa per sgombrare tutto. Cinquanta minuti di attesa e poi si riparte. E anche qui Leclerc non ha sbagliato niente con un Oscar Piastri alle calcagna che per 70 giri di corsa ha imparato a memoria gli scarichi e il fondo della Ferrari, con Sainz, terzo al traguardo con la seconda rossa, a sua volta negli scarichi della McLaren e con Norris, seconda McLaren, a imparare a memoria gli scarichi di Sainz così come Piastri là davanti.
Il tutto per 70 giri in cui Leclerc non ha commesso il minimo errore, ha gestito le gomme, ha gestito la pressione di Piastri che era arrivato a un soffio, sei decimi, senza poter tentare un sorpasso, come succede su questa pista da 40 anni e passa a questa parte. Anzi, le volte che si riusciva a passare era perché qualcuno davanti aveva dei problemi o si finiva a sportellate. Invece niente. Giro dopo giro, metro dopo metro, sempre con Piastri negli specchietti.
Fino a 7 giri dalla fine, quando la McLaren ha ceduto e le gomme sono andate a farsi friggere. Perché dopo il botto al primo giro, i primi quattro hanno deciso di cambiare le gomme e dalle morbide sono passati alle dure e queste sono durate per 77 giri di fila. Ergo, andavano gestite e infatti si girava anche 6 secondi più piano, pur di salvarle. Piastri, autore di una toccata con Sainz alla prima curva del primo via, ha rovinato il fondo estrattore che ha ceduto sul finire. Sainz si era addirittura fermato con una gomma andata sulla salita del Casino. La bandiera rossa lo ha salvato perché è riuscito a tornare ai box con la vettura, ripararla e giocarsi un secondo posto in volata con Piastri pur difendendosi da Norris.
In pratica, come sono partiti così sono arrivati, ma è cambiato il respiro della corsa, gli errori da evitare, la strategia da fare. Che McLaren ha fatto uguale alla Ferrari in una sorta di marcatura ad uomo che ha funzionato fino a un certo punto. E Verstappen? Il leader del mondiale è partito sesto e lì è rimasto, con una vettura critica, mai veloce e quando lo era, impossibile passare Russell con la Mercedes là davanti.
Settimo Hamilton, seconda Mercedes, che dopo la gara ha perso più tempo a firmare autografi sulle bandiere e cappellini Ferrari piuttosto che su quelli Mercedes.
Ebbene, con una Red Bull distrutta, quella di Perez, l’altra in difficoltà, fra due settimane si va in Canada dove la rossa parte favorita, perché le caratteristiche sono quelle giuste. Il mondiale, partito con la Red Bull in solitaria, adesso vede tre protagonisti diversi con la squadra campione del mondo che a Monaco era addirittura la quarta forza in campo dopo Ferrari, McLaren e Mercedes.
Insomma, si profila un mondiale aperto con soli 22 punti di distacco sui rivali, leggi Ferrari, che in otto gare ne ha vinte due e forse perso qualcosa per strada. La sfilata di Montecarlo con la fila indiana e i soliti trenini, per quanto scontata, noiosa alla vista, senza sorpassi, in realtà è stata vissuta con l’ansia del non fare errori. E Leclerc, con gli altri protagonisti, ha centrato l’obiettivo. Solo che stavolta è stato lui il più bravo di tutti.
Foto AG Photo/Allegritti-Galli