In occasione dei 60 anni dell’iconico modello Porsche 911 riproponiamo lo speciale test di una 911T 2.4 effettuato, in occasione della Targa Florio Storica 2021, sulle strade del “Circuito Piccolo” delle Madonie. Partiti dall’Autodromo di Monza abbiamo puntato sui mitici box di Floriopoli, per uno speciale gemellaggio tra due luoghi simbolo della passione automobilistica sportiva nazionale e internazionale. E la “Fraulein” tedesca, in barba alle cinquanta candeline ha mostrato tutta la sua brillantezza, oltre che fascino, regalandoci tanto divertimento.

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Di Eugenio Mosca

Quest’anno, oltre al 75° anniversario dalla fondazione dell’azienda, Porsche ha festeggiato il 60° compleanno di un’autentica icona della propria storia, ma più in generale nella storia automobilistica, perché nessun altro modello di automobile, tanto meno sportivo, può vantare una simile longevità.  Già, perché la 911 attraverso otto generazioni è arrivata fino ai giorni nostri, anzi è tuttora in piena attività, mantenendo quasi inalterato lo stile esterno, che la rende immediatamente riconoscibile, e lo schema costruttivo che, con il motore boxer posteriore a sbalzo, oggi come allora può apparire anacronistico ma assicura sempre prestazioni eccellenti e divertimento nella guida. E al di là delle parole, a sancire oltre ogni dubbio il successo di questo modello, declinato in numerose varianti, ci sono i tanti successi conquistati in tutte le discipline sportive ed i numeri commerciali, con oltre 1,2 milioni di auto vendute dichiarate dalla casa di Zuffenhausen.

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Ribattezzata

Nata per sostituire la piccola e scattante 356, l’elegante primo modello di produzione della casa fondata dall’ingegnere Ferdinand Porsche, l'inventore del Maggiolino, la nuova vettura viene presentata ufficialmente al Salone di Francoforte 1963 come prototipo denominato “901”. Questa, infatti, avrebbe dovuto essere la denominazione del nuovo modello ma le rimostranze della Peugeot, che deteneva i diritti di tutte le denominazioni sulle sigle di auto di serie con lo zero al centro, obbligarono i vertici di Zuffenhausen a modificare successivamente la sigla in 911. Contestazioni a parte, l’erede della 356 entrò in produzione, con la denominazione definitiva ma pochissime altre modifiche rispetto al prototipo, il 14 settembre dell’anno successivo. La 911 ricalcava le linee della 356, così come l’impostazione tecnica con trazione e motore a sbalzo al posteriore, ma quelle tracciate da Ferdinand Alexander “Butzi” Porsche (nipote del fondatore della Casa) erano decisamente più moderne e filanti, così come il motore era un più brillante 6 cilindri boxer da 2.0 litri raffreddato ad aria, accreditato di una potenza massima di 130 CV, abbinato ad un cambio manuale a cinque marce. La 911 aveva una configurazione 2+2, con i sedili posteriori, piuttosto sacrificati, ricavati da due incavi nel pianale.

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Nel 1965 venne introdotta anche una versione con finiture più modeste, indirizzata specialmente per il mercato americano, denominata 912 ed equipaggiata dal propulsore 1.6 quattro cilindri della 356, che erogava 90 Cv. Nello stesso anno debutta anche la versione Targa con il tettuccio rimovibile e gli ampi montanti centrali fissi, caratterizzata anche dai cerchi Fuchs con il classico disegno a cinque razze. L’anno successivo la gamma si amplia con la 911 S: nuove bielle nitrurate, teste di nuovo disegno, valvole maggiorate, nuovi alberi a camme e getti dei carburatori più grandi portano la potenza del motore a 160 CV e la velocità massima passa da 210 a 225 km/h, grazie anche ai 50 kg di peso in meno.

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Crescono cilindrate e performance

Con il model year 1969, datazione che curiosamente viene sempre stabilita alla ripresa della produzione dopo la pausa estiva dell’anno precedente, il passo cresce da 2.211 mm a 2.268 mm; 58 mm in più che rendono meno nervoso il comportamento della vettura. La versione base 911T rimane con alimentazione a carburatori, mentre sulle altre due versioni 911E, dove la E sta per Einflößung che significa iniezione in tedesco, e 911S i carburatori vengono sostituiti dall’iniezione meccanica Kugelfisher Bosch, portando le potenze rispettivamente a 140 cv e 170 cv. Nel 1970 la cilindrata viene incrementata a 2.2 litri, con potenze di 125 CV nella versione base T, 155 nella E e 180 Cv nella S. Quindi, nel 1972 viene introdotto il propulsore da 2.4 litri, con le potenze che salgono ancora: 130 CV per la 911T, 165CV per la 911E e 190 per la 911S. Su tutte le versioni i dischi freno sono autoventilati e invece delle molle rimangono le barre di torsione. Infine, sul MY 1973 viene effettuato un ulteriore aumento di passo di 3 mm.

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Gemellaggio

La vettura della nostra prova è proprio del 1973, nella versione 911 T che rappresentava quella di accesso alla gamma. In pratica la possibilità più concreta di realizzare il sogno cullato da molti appassionati, all’epoca ma anche adesso in tema collezionistico date le quotazioni raggiunte dalla sportiva di Zuffenhausen.

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E la 911T, pur essendo la meno prestante, sa farsi apprezzare e regalare divertimento grazie ai suoi 130 CV a 5.600 giri/min. e una coppia Nm 196 Nm a 4000 giri/min. che, grazie anche al peso contenuto di 1.050 kg, assicurano uno scatto 0-100 km/h in 9.5 secondi e una velocità massima che supera il fatidico muro dei 200 all’ora, arrivando a 205Km/h.

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Peraltro, la nostra prova non si è svolta su strade qualsiasi ma sui 72 km del “Circuito Piccolo” delle Madonie, sul quale dal 1955 al 1973 si è disputata la Targa Florio con validità per il Campionato del Mondo Marche. Un tracciato che con le sue oltre 600 curve e un fondo stradale vario e spesso imperfetto, che alterna tratti misti ad altri veloci, è quanto mai completo e severo per testare una vettura. Oltre che per divertirsi nella guida, ovviamente!

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E dato che il nostro test si è svolto nel contesto della “Targa Florio Classica 2021”, abbiamo pensato di unire due luoghi simbolo della passione motoristica nazionale e internazionale come l’Autodromo di Monza, da dove siamo partiti salutando la statua dedicata al grande Manuel Fangio, con i mitici box di Floriopoli, luogo simbolo del “Circuito delle Madonie”. Il tutto per una percorrenza su strada, togliendo il “passaggio” in traghetto, di oltre 800 km suddivisi nelle due tappe e trasferimenti. Infine, quest’anno in occasione del Bergamo Historic Gran Prix, siamo tornati al volante della “nostra” Porsche 911T 2.4, che ancora una volta ci ha deliziato con la sua brillantezza e agilità, alla faccia delle 50 candeline.

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Livrea significativa

Oltre al gemellaggio, abbiamo voluto completare questa nostra partecipazione alla “Targa Florio Classica” con una serie di messaggi dettati dalla passione. Partendo dalla vettura, una Porsche 911T 2.4 del 1973 che oltre alla brillantezza garantita dai suoi 130 CV racchiude diversi significati direttamente legati alla classica siciliana. Innanzitutto, la forte tradizione sportiva della casa di Stoccarda alla Targa Florio, dove detiene i maggior numero di vittorie: 11, una più di Alfa Romeo e quattro più della Ferrari. Inoltre proprio nel 1973 venne disputata l’ultima edizione della “Targa” con validità per il Mondiale Marche, vinta da quella che può essere definita la “sorella cattiva” della nostra vettura: la 911 RSR pilotata da Gijs Van Lennep e Herbert Muller. E proprio per onorare la lunga tradizione Porsche alla “Targa” abbiamo voluto personalizzare adeguatamente la livrea della nostra 911, rendendola più racing, applicando la classica freccia che caratterizzava i prototipi Porsche in “caccia” sul “Piccolo Circuito delle Madonie”, in modo particolare la famosa “bicicletta” 908 così definita per agilità e leggerezza, di colore azzurro con banda arancione per riprendere la colorazione di quelle vetture.

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Non solo, in occasione del centenario della sua vittoria di classe 3 litri alla “Targa” 1921 con la Itala, abbiamo voluto celebrare Giulio Foresti, zio di Simone Tacconi che ci ha messo a disposizione la vettura e affiancati in questa avventura, che partecipò a ben cinque edizioni eroiche de “La Cursa”, scrivendogli una dedica proprio sulla freccia. Perciò ci piace pensare che lo “zio Giulio” sia stato in abitacolo con noi. E crediamo di averlo fatto divertire. 

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Missione compiuta!

Non essendo noi degli “adepti” della Regolarità, quindi interessati solo relativamente al risultato, dopo aver portato regolarmente a termine la prima giornata di gara, di oltre 350 km, scoprendo che nella seconda tappa, a differenza delle precedenti edizioni, non era prevista una sosta ai mitici box di Floriopoli, nel pomeriggio abbiamo scelto di fare una divagazione dal percorso ufficiale per raggiungere il “luogo promesso”, scattare le immancabili foto di rito e poter esclamare: “missione compiuta”!

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E già che c’eravamo, ovviamente, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per goderci il “Piccolo delle Madonie” al volante della brillante sportiva tedesca. E ne è valsa la pena. Perché fin dai primi metri il “flat-six” ci ha mostrato un bel piglio, con una spinta corposa fin dai bassi regimi. Magari non sconvolgente, ma tale da garantire una bella accelerazione anche nei tratti in salita e, soprattutto, una buona guidabilità nei tratti misti, senza doversi sempre “attaccare” al cambio a cinque rapporti, peraltro dolce e preciso negli innesti. Il tutto accompagnato da un sound coinvolgente che riempie l’abitacolo regalando autentico piacere alle orecchie sensibili alle note di tale musicalità.

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Anche l’allungo è costante e pur non potendoci spingere oltre certi limiti, essendo su strade aperte, in alcuni tratti rettilinei liberi da traffico ci ha fatto comprendere le ottime doti velocistiche. Sempre in tutta sicurezza: la tradizionale frenata Porsche non tradisce mai ed anche a livello di stabilità non ci ha mai fatto sentire in difficoltà, anzi. Sulle prime una certa leggerezza dell’anteriore può indurre qualche timore, ma trovato rapidamente il feeling si resta meravigliati della precisione dell’avantreno in ingresso di curva, con il volante che trasmette esattamente quello che stanno facendo le ruote anteriori sull’asfalto, così come la stabilità nella percorrenza delle curve medie e veloci, favorita anche dagli pneumatici leggermente maggiorati (185/70 HR 15) rispetto agli originali, con l’assetto che assorbe a dovere le frequenti sconnessioni del fondo stradale.

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Tanto che vengono i brividi a pensare che i campioni di una volta percorrevano queste strade anche con i potenti e velocissimi prototipi. E naturalmente non abbiamo resistito, all’uscita di qualche curva stretta, alla tentazione di stuzzicare con l’acceleratore il 6 cilindri di Zuffenhausen ricavandone dei goduriosi sovrasterzi. Insomma, peccato siano volati via così rapidamente questi 72 chilometri!

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