Per ora ci dobbiamo accontentare del marchio. Infatti anche durante l’incontro con la stampa che ha avuto luogo nei giorni scorsi presso l’AeroGravity di Pero non c’è stato verso di poter sbirciare la benché minima immagine ma le premesse, e promesse, fatte da Sandro Andreotti (nella foto sotto, a sinistra), co-founder insieme ad Hazim Nada della start up italiana che si prefigge di realizzare auto elettriche di alta gamma, oltre a farci capire che il progetto è stato affrontato con piglio innovativo aumenta l’attesa dei primi render che arriveranno a settembre.

20220730 2 news 01

Andreotti e Nada sono entrambi appassionati praticanti paracadutisti e piloti di automobili, tanto da avere fondato insieme Aero Gravity, la galleria del vento verticale più grande d’Europa. Date le comuni passioni questo nuovo progetto è stato quasi una conseguenza logica.

20220730 2 news 02

Com’è nata questa idea?

“Durante il periodo del lockdown abbiamo cominciato a pensare a qualcosa da fare rivolto al futuro e data la nostra comune passione questo ci è sembrato l’ambito ideale. Anche perché nel frattempo avevamo notato la crescita dei dati di vendita di Tesla, nonostante si potesse considerare una vettura convenzionale. Perciò abbiamo pensato che sarebbe stato interessante sviluppare un progetto davvero completamente mirato all’automobile elettrica”.

In quali termini?

“Parliamo di un nuovo capitolo – attacca deciso Andreotti -. Di una nuova era. Da lì anche il nostro nome: “Aehra”  - che deriva da latino “aera”, che significa “era” ma anche “parametro da cui un cambiamento ha inizio” -. Apriamo le porte ad un nuovo scenario, dell’automobile elettrica. Abbiamo messo sul tavolo l’eredità degli ultimi 80 anni dell’automobilismo e con la migrazione verso l’elettrico ci siamo chiesti come mai le auto sono ancora fatte come quando dovevano ospitare un grosso motore endotermico. Perché l’aerodinamica non è ancora sfruttata al massimo del potenziale. Probabilmente perché non c’è ancora una vera migrazione filosofica nell’approccio all’elettrico. Noi usciremo con due modelli che per dimensioni potrebbero essere definite SUV e berlina, ma che in realtà non avranno nulla a che vedere con un SUV e una berlina per come sono intesi oggi. I nostri veicoli saranno completamente differenti nelle forme. Abbiamo ottimizzato tantissimo l’aerodinamica ma soprattutto gli spazi interni, per adempiere alle esigenze di un cliente moderno che ha bisogno di un pezzo di casa che si muova per portarlo in giro. Un ufficio, un punto di ritrovo per la famiglia, per gli amici. Insomma, un punto di svago e di lavoro”.

Quindi dobbiamo pensare a diversi allestimenti?

“No. Saranno veicoli modulari. Nel SUV potranno entrare comodamente quattro giocatori della NBA, mentre la berlina è sviluppata sulle forme di una vettura di questa tipologia, anche se completamente diversa dalle attuali. Infatti, nella fase di ricerca abbiamo preso le silhouette di cinque berline tra le più vendute attualmente e le abbiamo sovrapposte verificando che le forme si discostavano di poco, invece noi avremo volumi interni molto più ampi pur mantenendo le dimensioni esterne di una berlina classica. Inoltre, abbiamo lavorato molto su aerodinamica e peso, due elementi fondamentali per garantire eccellente dinamica e autonomia. Infatti, per tutte le componenti di frame e carrozzeria utilizziamo materiale composito lavorato con le ultime tecnologie di stampaggio, peraltro un prodotto riciclabile fino a cinque volte; perciò, già oggi abbiamo un 20% di peso in meno di rispetto sia alle automobili con telaio in alluminio e leghe leggere sia alle attuali auto elettriche. Perciò avremo un range decisamente superiore”.

Diamo qualche idea in concreto?

“All’inizio avevamo pensato a due tipologie di veicolo, con una versione particolarmente performante, ma poi abbiamo valutato che le prestazioni di buon livello oggi disponibili sono comunque interessanti e in grado di accontentare praticamente tutti; perciò, le performance dei nostri veicoli saranno in linea con queste, ma con autonomia superiore agli 800 km”.

Perciò quale sarà il vostro asso nella manica, in grado di far propendere la scelta verso i vostri veicoli?

“Innanzitutto, il cuore. Perché il progetto ha un cuore italiano. Oggi la macchina elettrica più venduta è americana, ma a ben guadare si tratta di una vettura con forme convenzionali sulla quale è stata inserita una unità motrice elettrica. Lo stesso vale per i progetti europei, non si può parlare di progetti full electric innovativi. Noi saremo i primi ad avere adottato questa visione moderna di progetto votato all’elettrico e le forme che abbiamo scelto a mio parere saranno un plus”.

Però puntate al mercato americano, vero?

“Certamente a livello di vendite crediamo possa valere il 60%, ma insieme al mercato europeo, così come guardiamo a quello del Golfo e orientale. Peraltro, noi avremo anche un sistema di vendita innovativo”.

Cioè?

“Io ho comperato la mia attuale auto tramite una app: mi sono iscritto e sono stato contattato da una signorina che mi ha accompagnato nell’acquisto. Credo che questa sia la formula ideale, perché il cliente oltre a vedere l’auto deve soprattutto essere accompagnato nell’acquisto. Anche perché una volta scelto colore rimane poco altro, dato che i nostri due modelli avranno praticamente le stesse dotazioni, diversificandosi per le forme”.

Quando potremo vederle?

“A settembre vedremo i primi render, a cui faranno seguito le due show car, a fine ottobre la berlina ed a febbraio il SUV”.

Perciò dati i tempi ristretti esiste già qualcosa di concreto?

 “Ad oggi hanno lavorato più di 200 persone sul progetto. I due modelli sono già ingegnerizzati. Stiamo scegliendo la componentistica e definendo i fornitori. La maggior parte del team è italiano, a partire dal design, la cui guida è affidata a Filippo Perini (con esperienze in Lamborghini, Italdesign e Hyundai). Ho conosciuto Perini casualmente, gli ho parlato della nostra idea e siamo riusciti a “portarlo” sul progetto. E posso assicurare che dal suo gruppo (al quale si sono ultimamente aggiunti Alessandro Savagnin e Marco Quamori) sono usciti due oggetti davvero molto belli. Stiamo lavorando per tenere la produzione in Italia, grazie anche al fatto che da noi ci sono molte aziende leader nella tecnologia dello stampaggio a freddo dei materiali compositi. Abbiamo anche una parte americana, che si occupa del marketing, oltre ad avere una sede anche nel Delaware, utile per poter collaborare con fondi di investimento locali. Ma siamo in dirittura d’arrivo anche con un fondo italiano molto importante”.

Insomma, pare ci sia proprio tutto per partire a pieno regime. Anzi, ad alta tensione!

20220730 2 news 03

20220730 2 news 04

20220730 2 news 05

20220730 2 news 06