Dopo il grande successo di pubblico dell’anno scorso, quando fu il secondo gran premio europeo per afflusso di spettatori nel week-end, stando alle notizie trapelate alla vigilia circa l’enorme richiesta di biglietti da parte dei tifosi “orange” di Verstappen, quest’anno il GP Paesi Bassi, sempre sulla pista di Zandvoort rientrata l’anno scorso nel giro iridato dopo 36 anni, si avvia a conquistare il primato assoluto della stagione del Mondiale di Formula 1.

La storica pista di Zandvoort, seppur profondamente cambiata nel layout, si è dimostrata una novità spettacolare nel calendario dell’anno scorso. Le zone più impegnative per i pneumatici sono le curve 3 e 14, entrambe con un banking di circa 18 gradi, il doppio rispetto al catino di Indianapolis di 9 gradi e un terzo più di Gedda a quota 12 gradi, che vengono percorse a velocità elevate e sottopongono le monoposto a una combinazione di forze: la deportanza insieme a accelerazioni laterali. Ma in generale la pista olandese sottopone a forze g elevate lungo tutto il giro da 4,2 chilometri: frenare per l’entrata in curva 1 e in curva 11 genera una decelerazione di circa 5 g, mentre la curva 7 sottopone a un’accelerazione laterale di circa 5g.

Perciò, per la gara olandese Pirelli ha selezionato le tre mescole più dure: C1 come P Zero White hard, C2 come P Zero Yellow medium e C3 come P Zero Red soft. Quest’anno il gap tra C1 e C2 è maggiore: un’altra ragione per cui in questo weekend i team potrebbero prediligere le due mescole più morbide.

Ulteriori variabili con cui si potrebbero trovare a fare i conti piloti e tecnici sono determinate dalla posizione del tracciato vicino alla costa, che favorisce frequenti cambi di direzione del vento che possono disturbare i piloti nella guida, unitamente al possibile deposito di sabbia sull’asfalto, e la variabilità delle condizioni meteo e, conseguentemente, delle temperature che potrebbero influenzare la resa delle power unit e degli pneumatici.