Terminata la pausa estiva, la seconda parte della stagione di Formula 1 inizia con un appuntamento affascinante. Il Gran Premio d’Olanda, 14.mo round della stagione, si corre infatti a Zandvoort, una delle piste più tradizionali e impegnative dell’automobilismo sportivo, tornata nel calendario della Formula 1 da tre anni sull’onda dell’entusiasmo creato nei Paesi Bassi dai successi di Max Verstappen, che ha ripagato i suoi tifosi con due vittorie nelle ultime due edizioni.

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La pista di Zandvoort è stata inaugurata nel 1948 e si trova tra dune di sabbia, a poche decine di metri dal Mare del Nord. Come succede anche a Sakhir, può accadere che il vento proveniente dalla costa spinga della sabbia sulla pista, diminuendo l’aderenza degli pneumatici.

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Il tracciato olandese è molto sinuoso e presenta due curve sopraelevate, la 3 e la 14, con una pendenza maggiore rispetto a quelle di Indianapolis, tanto per offrire un termine di paragone. Sulle curve con queste caratteristiche cresce lo stress sulle gomme in quanto le normali forze esercitate verticalmente aumentano perché la velocità di percorrenza è molto maggiore rispetto a curve senza pendenza.

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Per questa gara Pirelli ha scelto di presentare nuovamente, almeno come denominazione, le stesse mescole dello scorso anno (C1, C2 e C3): va tenuto presente che l’attuale C1 è stata introdotta in questa stagione e si posiziona fra la C2 e la vecchia C1, ora nota come C0. Al Gran Premio d’Olanda sarà utilizzata la mescola C1 come P Zero White hard, C2 come P Zero Yellow medium e C3 come P Zero Red soft.

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Date le caratteristiche del tracciato, i sorpassi non sono certamente facili per via dei continui cambi di direzione dovuti alle numerose curve e alla sede stradale a tratti molto stretta. Le qualifiche sono quindi ancora più importanti per poter ottenere un buon piazzamento in gara.

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