La 92.ma edizione della 24 Ore di Le Mans non ha tradito le aspettative e, come da tradizione causa le bizze meteo, si è dimostrata una gara pazza che premia chi, oltre alle prestazioni ovviamente e magari un pizzico di fortuna, sa leggere al meglio gli eventi e, di conseguenza, adottare la migliore strategia. Così, al termine di una gara ad alta tensione, causa le numerose e lunghe neutralizzazioni e gli immancabili incidenti, la Ferrari ha conquistato il bis con la 499P #50 di Antonio Fuoco-Miguel Molina-Nicklas Nielsen che ha preceduto, per soli 14”, la Toyota #7 di Mike Conway-Kamui Kobayashi-Nyck De Vries e, di 36”, l'altra Ferrari 499P #51 di Antonio Giovinazzi-James Calado-Alessandro Pier Guidi.
Va detto che la Ferrari ha mostrato fin dall’inizio il suo grande potenziale, prendendo fin dalle prime battute di gara il comando delle operazioni e, forte di scelte azzeccate di pneumatici a seguito delle variazioni meteo, giocando con la vettura #83 il ruolo di lepre, fino a quando Kubica è stato ritenuto colpevole dell’incidente che ha messo out la BMW di Dries Vanthoor rimediando 30” secondi di penalità che l’ha spedita nelle retrovie prima dello stop definitivo per un problema tecnico.
Anche la Toyota poteva vantare velleità di vittoria, avendo comandato a lungo la gara durante la notte, anche per la lunga neutralizzazione di oltre 4 ore, ma alla ripresa delle ostilità in mattinata è stata meno lesta della Ferrari a riprendere il ritmo terminando così inesorabilmente in scia alla Rossa.
In effetti fin dal via anche Porsche e Cadillac parevano in perfetto equilibrio per potersi giocare la vittoria, ma strategie meno puntuali hanno condannato la migliore delle 963, la #6 di Kévin Estre-André Lotterer-Laurens Vanthoor, ai piedi del podio, per un solo secondo sulla Ferrari #51, mentre le vetture americane hanno pagato parecchi inconvenienti tecnici.
Non sono mai entrate nella lotta, invece, le hypercar di casa. Dopo le incoraggianti prestazioni in prova, le Alpine hanno ben presto dovuto alzare bandiera bianca, mentre l’arrivo della nuova vettura non ha risollevato le sorti Peugeot, che marciano ben distanti dalle migliori del lotto.
Soddisfazione, invece, in casa Lamborghini per la top ten agguantata dalla SC63 #63 di Mirko Bortolotti-Daniil Kvyat-Edoardo Mortara, grazie a costanza di performance e affidabilità, che ha consentito anche all’altra hypercar del Toro, la #19 di Matteo Cairoli-Andrea Caldarelli-Romain Grosjean di vedere il traguardo finale.
Non è mancato spettacolo anche nelle altre due categorie. Nella nuova LMGT3 la vittoria è andata alla Porsche 911 GT3 R del team Manthey pilotata da Shahin-Schuring-Lietz, che ha preceduto la BMW M4 WRT di Leung-Gelael-Farfus, mentre la M4 #46 sulla quale correva anche Valentino Rossi terminava la sua gara in anticipo per i danni causati da un’uscita di strada alla curva Dunlop del suo compagno di squadra Ahmad Al Harthy, e la Cadillac di Derani-Aitken-Drugovich.
Tra le LMP2 Oreca 07-Gibson il primato è andato al prototipo United AS di Jarvis-Garg-Siegel, davanti a quelli Inter Europol di Smiechowski-Lomko-Novalak e Idec di Lafargue-van Uitert-de Gerus, mentre quello AF Corse pilotato da Perrodo-Barnicoat-Varrone è rimasto ai piedi del podio.