Dopo l’insolita pausa autunnale, con quasi un mese di stop, il Mondiale di Formula 1 riparte dagli USA, già teatro a inizio maggio del GP Miami. Questo week-end si corre invece ad Austin, in Texas, al Circuit of the Americas. Si tratta della dodicesima edizione del GP USA che si svolge su questo iconico impianto capace di radunare, per tre anni di fila almeno 400 mila presenze, dove va in scena il 19° round stagionale.

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L’asfalto del COTA (Circuit of the Americas) è stato in buona parte rifatto, completando gli interventi già attuati due anni fa. In particolare, è stato riasfaltato il tratto fra la curva 9 e la 12 e tra la 16 e la 3, includendo così anche i due rettilinei più lunghi dove viene utilizzato il DRS. Il livello di rugosità potrebbe quindi essere differente rispetto allo scorso anno, visto che di solito il bitume appena posato risulta più liscio della superficie di una pista utilizzata già da diversi anni. Sarà ancor più importante del solito verificare il comportamento degli pneumatici nelle prove libere, peraltro di durata molto più limitata in quest’occasione visto che ad Austin torna in scena il formato Sprint, che prevede appunto soltanto sessanta minuti di prove il venerdì nel primissimo pomeriggio.

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Inoltre, sono state modificate le vie di fuga in alcune curve introducendo della finta ghiaia, soluzione già sperimentata in altre piste come ad esempio Zandvoort, che almeno sulla carta dovrebbe diminuire eventuali controversie sul superamento dei limiti della pista senza però creare problemi legati alla possibilità di avere della ghiaia (vera) sul tracciato. Inoltre, il nuovo asfalto potrebbe aver ridotto i piccoli dossi che sono andati formandosi sulla traiettoria ideale nel corso degli anni in alcuni punti e che danno molto fastidio a piloti e vetture, rendendone instabile la guida.

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Per l’appuntamento di Austin le mescole da asciutto selezionate sono le stesse rispetto alle ultime due edizioni di questa gara: la C2 come Hard, la C3 come Medium e la C4 come Soft.

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Il COTA è un circuito veramente completo, anche perché nella sua progettazione, firmata dal tedesco Hermann Tilke, sono stati incorporati elementi ispirati da alcune delle piste più impegnative e affascinanti come Silverstone e Suzuka (sezione fra le curve 3 e 6), Hockenheim (una sorta di Motodrom fra la 12 e la 15) e Istanbul (fra la 16 e la 18 sembra quasi di essere tornati all’interminabile curva 8 dell’Otopark). La vera peculiarità di Austin è però la ripida salita che da poco oltre la griglia di partenza s’inerpica fino alla larghissima prima curva, che consente soprattutto al via, molteplici traiettorie e offre sempre grande spettacolo.

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In termini di forze esercitate sugli pneumatici, il COTA ripartisce il carico in maniera piuttosto equilibrata fra l’asse anteriore e il posteriore e lateralmente piuttosto che verticalmente. Di solito, il degrado è di natura termica ed è quindi anche correlato direttamente alla temperatura ambientale, che in Texas nel mese di ottobre può variare in maniera considerevole da un giorno all’altro. In termini di strategie bisognerà vedere se e come influirà il nuovo asfalto, tenendo presente che la Sprint del sabato costituirà un ottimo banco di prova. L’anno scorso proprio nella gara corta la Medium fu la mescola prescelta dalla maggioranza dei piloti ma ci fu anche chi azzardò la Soft, usata poi solamente nel finale del Gran Premio il giorno successivo allo scopo di ottenere il punto addizionale per il giro più veloce. Di norma, la doppia sosta si è sempre rivelata la strategia più veloce in questa gara, anche perché la sosta singola richiede tantissima gestione del degrado ad ovvio discapito della prestazione. Nel 2023 la mescola più utilizzata è stata la C3, più efficace rispetto alla C2: sarà interessante vedere se le modifiche all’asfalto potrebbero riportare la Hard più in gioco.

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Quello di Austin è il secondo dei tre Gran Premi che si svolgono negli USA quest’anno, seguendo quello di Miami e precedendo quello di Las Vegas. La Formula 1 sembra finalmente avviata a fare breccia nell’interesse dei fan a stelle e strisce, anche se già nel 1983 ci furono tre gare (Long Beach, Detroit e Las Vegas). Del resto, gli USA sono il quarto Paese che, statisticamente, ha ospitato finora più prove (77, considerando anche le undici edizioni, dal 1950 al 1960, della 500 Miglia di Indianapolis valide per il campionato iridato Piloti) della massima competizione automobilistica, preceduti solamente da Gran Bretagna e Germania (79 ciascuno) e dall’Italia (107). In totale sono state undici le sedi delle gare: Austin (11 Gran Premi), Dallas (1), Detroit (7), Indianapolis (19), Las Vegas (3), Long Beach (8), Miami (3), Phoenix (3), Riverside (1), Sebring (1) e Watkins Glen (20).

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Curiosamente, i due piloti che hanno vinto più Gran Premi negli USA saranno ancora in pista questo fine settimana ad Austin: Lewis Hamilton e Max Verstappen guidano la classifica con sei successi ciascuno. Anche fra le squadre c’è un ex-aequo, con Ferrari e McLaren prime con 13 vittorie a testa. Sarà questa edizione del Gran Premio degli USA a sparigliare le carte?

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Foto by Pirelli