Lo scorso settembre, in occasione del centenario dell’Autodromo di Monza hanno sfilato molte delle Monoposto di Formula 1 che hanno contribuito a scriverne la storia, pilotate da numerosi campioni delle varie epoche. Tra questi Emerson Fittipaldi, che non si è fatto sfuggire l’occasione di festeggiare i 50 anni dal suo primo titolo iridato conquistato proprio nel “Tempio della Velocità” al volante della Lotus 72, una vettura che ha rivoluzionato la Formula 1 vincendo il suo primo titolo mondiale nel 1970.
Testo e foto di Massimo Campi
Colin Chapman si è sempre contraddistinto per le sue idee innovative che spesso hanno cambiato i canoni progettuali delle monoposto e di tutta la Formula Uno. Così è stato fin dagli inizi: la Lotus ha sempre costruito vetture calcolate al limite, all’insegna della massima leggerezza. Con la Lotus 25, Chapman ha introdotto il telaio a monoscocca, una concezione progettuale mutuata dall’aeronautica.
La Lotus 49 è stata quella che ha introdotto gli alettoni, ed il motore V8 Cosworth come elemento portante del telaio. Intanto Colin Chapman con i suoi piloti vinceva anche ad Indianapolis e sviluppava soluzioni tecniche come le quattro ruote motrici e la propulsione a turbina, che magari non hanno dato i risultati sperati ma proprio da queste esperienze è nata la Lotus 72, ideata da Colin Chapman e progettata da Maurice Philippe. È comparsa a stagione inoltrata 1970, dopo la prima messa a punto si è dimostrata un nuovo successo ed ha rappresentato un altro esempio delle capacità innovative del genio britannico.
Innovativa anche nel design
Il design della Lotus 72 era completamente innovativo e la faceva assomigliare ad una freccia su ruote, con i radiatori sistemati sui lati, in apposite fiancate e non più sul muso come era uso comune sin dal 1950, oltre alla presa d'aria per il motore realizzata sopra la testa del pilota. Oltre alle innovazioni aerodinamiche c’erano quelle meccaniche, con sospensioni dotate di barre di torsione e freni entrobordo per ridurre le masse non sospese. La monoposto si ispirava alla precedente Lotus 56, dotata di turbina a gas, mentre la configurazione riprendeva quella della Lotus 63 utilizzata come banco prova per una vettura a quattro ruote motrici. La particolare forma aerodinamica contribuiva ad aumentare la penetrazione e la velocità, tanto che in un confronto diretto con la precedente Lotus 49 le velocità registrate furono di ben 20 km/h superiori in rettilineo. La geometria delle sospensioni era stata studiata per evitare un eccessivo affondamento in staccata, inizialmente proprio queste diedero grossi problemi di maneggevolezza, risolti ben presto con la messa a punto.
Radiatori ai lati dell’abitacolo
Un’altra grande innovazione riguardava la posizione dei radiatori ai lati dell’abitacolo. La soluzione consentiva di avere una buona ventilazione, una buona portata dell’aria di raffreddamento e la riduzione dei vari problemi di circolazione dei liquidi che spesso si incontrava con i radiatori posizionati nel muso delle monoposto. Inoltre il posizionamento delle masse radianti sui lati consentiva un eccellente miglioramento della capacità di penetrazione, e quindi velocità decisamente superiori nei rettilinei. La Lotus 72 del 1970 e le successive versioni 72C e 72D presentavano un muso sottile, profilo trapezoidale e al contempo largo, integrato con l’alettone per aumentare l’effetto di deportanza anteriore. Il tutto si traduceva in superfici alari inferiori rispetto alla concorrenza ma con una deportanza maggiore che consentiva miglioramenti nella velocità di percorrenza in curva e meno resistenza aerodinamica in rettilineo, con un conseguente aumento anche delle velocità massime.
Freni entrobordo
I freni entrobordo, collegati ai mozzi mediante alberi di trasmissione, permettevano la riduzione delle masse non sospese, cioè tutto il peso dovuto alle ruote e alle strutture che le sostengono. Il tutto si traduce in un ulteriore beneficio della stabilità in curva, grazie a una riduzione dei momenti polari d'inerzia. Però, proprio un problema ai freni anteriore venne indicata come la probabile causa della fatale uscita di strada alla Parabolica di Monza per Jochen Rindt.
Primo successo a Zandwoort
Il debutto della Lotus 72 avviene durante al stagione 1970, con i piloti Jochen Rindt e John Miles. L’austriaco ottiene la prima vittoria il 21 giugno a Zandwoort, per poi ripetersi a Clermont Ferrand, Brands Hatch e Hockenheim. In Austria, Rindt deve lasciare la vittoria alla Ferrari di Ickx per problemi al suo Ford Cosworth, ma ormai è saldamente in testa al mondiale. Oltre alle tre vittorie ottenute con la nuova 72, Rindt può sommare i punti della vittoria ottenuta a Montecarlo con la vecchia Lotus 49C, perciò nulla ormai sembra ostacolarlo verso l’ambito titolo mondiale. Fino al tragico appuntamento monzese, quando si schiantò nelle qualifiche mentre stava girando con la Lotus 72 senza appendici aerodinamiche per sfruttare appieno le doti velocistiche della monoposto. Venne sostituito da Emerson Fittipaldi, che vinse il Gran Premio degli Stati Uniti aiutando così Rindt a vincere, anche se postumo, il titolo mondiale. Negli anni successivi la Lotus 72 è stata ulteriormente sviluppata nelle varie versioni dall'ex BRM Tony Rudd. che lavorò in modo particolare riprogettando la sospensione posteriore e modificando l'ala posteriore in modo da generare una deportanza superiore. Al volante della monoposto si sono succeduti vari piloti oltre a Emerson Fittipaldi, tra cui Ronnie Peterson e Jacky Ickx.
Dopo avere conquistato 20 vittorie, due Mondiali Piloti, nel 1970 con Jochen Rindt e 1972 con Emerson Fittipaldi, e tre Mondiali Costruttori, (1970, 1972 e 1973), nel 1976 la Lotus 72 venne ritirata dalle competizioni e sostituita dalla Lotus 77.